Martedì 23 Aprile 2024

Scontri al funerale, bufera su Israele ll Vaticano: violata la libertà di culto

Sotto accusa l’irruzione della polizia alle esequie della reporter di Al Jazeera. "Immagini sconvolgenti"

Migration

di Aldo Baquis

La Santa Sede e Israele si trovano ai ferri corti in seguito all’irruzione violenta della polizia avvenuta venerdì scorso quando, nel cortile dell’Ospedale St. Joseph di Gerusalemme – una istituzione gestita dalle Sorelle dell’Apparizione –, stava prendendo le mosse il corteo funebre di Shireen Abu Akleh, la reporter di Al Jazeera uccisa due giorni prima in Cisgiordania in un fuoco incrociato fra soldati israeliani e miliziani palestinesi. Le immagini della violenta carica degli agenti sulla prima linea dei partecipanti alle esequie, della bara che ondeggiava sulle loro spalle, e che a tratti sembrava sul punto di cadere a terra, hanno fatto il giro del mondo. Espressioni di turbamento sono giunte dai dirigenti europei e dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. "Siamo sconvolti per le modalità ingiustificabili di quanto avvenuto", ha detto ieri il Patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa. "Le ragioni di sicurezza non possono giustificare un evento di questo genere, che colpisce la sensibilità della comunità cristiana e di ogni persona e sconvolge". "La polizia israeliana ha violato in maniera brutale il diritto alla libertà religiosa sancito nel primo capitolo del nostro Accordo fondamentale" ha aggiunto padre Thomas Grysa, incaricato d’affari della delegazione apostolica.

Fra Israele e Santa Sede, ha aggiunto, "si è adesso creata tensione, non per la prima volta". Quello di venerdì era stato un ulteriore giorno di massima tensione per la polizia israeliana. Gli scambi di accuse fra l’Autorità nazionale palestinese ed Israele circa la responsabilità immediata della morte della reporter, ossia se fosse stata colpita dal fuoco di soldati o di miliziani, avevano creato in città un clima elettrico. Le previsioni della mattinata parlavano di una possibile presenza al corteo funebre di molte migliaia di persone (una partecipazione di massa che si è infatti realizzata), mentre nelle stesse ore Hamas preparava proteste nella Spianata delle Moschee. Quel giorno dunque la polizia era in assetto anti-sommossa. In una conferenza stampa il direttore generale dell’ospedale – riferendosi ad una versione rilanciata dai media israeliani relativa a lanci di pietre – ha negato che dal cortile sia stata indirizzata alcuna violenza verso gli agenti.

"La invasione da parte della polizia ed il ricorso sproporzionato alla forza – hanno affermato in un comunicato i vescovi delle Chiese cristiane in Terra Santa – gli attacchi a persone a lutto, l’averle colpite con manganelli, ricorrendo anche a granate fumogene e a proiettili rivestiti di gomma, spaventando poi i pazienti dell’ospedale è una grave violazione delle norme internazionali". L’ospedale ha diffuso immagini registrate dalle telecamere di sicurezza che mostrano l’ingresso con irruenza di numerosi agenti, armati di manganelli, anche nei corridoi dell’ospedale. "In tutto – ha aggiunto il direttore dell’ospedale – 13 persone sono rimaste contuse o intossicate dai gas".

Di fronte all’eco internazionale il governo israeliano ha avviato in tutta fretta una verifica per chiarire le ragioni del comportamento della polizia, sia all’ospedale e poi anche lungo il percorso del corteo quando si sono visti agenti impegnati a rimuovere bandiere palestinesi esposte sulla bara della reporter, sul carro funebre e nei vicoli della Città Vecchia. Il capo della polizia ha promesso che fornirà risposte adeguate, ma ha anche assicurato che non saranno presi provvedimenti disciplinari nei confronti degli agenti. Da due mesi sono infatti impegnati in prima linea in una dura lotta per spezzare una catena di attentati palestinesi che ha già provocato in Israele 19 morti.