Mercoledì 24 Aprile 2024

Sconto a Battisti Niente più restrizioni, è un detenuto comune Le vittime: "Vergogna"

Salta la stretta su telefonate e colloqui, stop all’isolamento in cella: all’ex terrorista rosso è stato tolto il regime di alta sicurezza. Già trasferito a Parma. FdI: "Dopo anni di latitanza è inaccettabile"

Migration

di Federico Malavasi

Cesare Battisti è ora un detenuto comune. Parole apparentemente ‘neutre’, ma che nel linguaggio carcerario assumono un significato ben preciso. Soprattutto per il 67enne ex terrorista e leader dei Pac (Proletari armati per il comunismo), condannato all’ergastolo per quattro omicidi. Per lui significa infatti il declassamento del regime di detenzione, fino a pochi giorni fa classificato come ‘Alta sicurezza’. As2, per essere esatti, quello riservato ai terroristi e che prevede l’essere soli in cella, oltre a particolari limitazioni nei colloqui, nelle telefonate, nella corrispondenza e nei contatti con altri detenuti. Restrizioni che ora potrebbero essere alleggerite, anche se nulla cambierà rispetto alla pena che deve ancora scontare. Il provvedimento dell’amministrazione penitenziaria (sollecitato da tempo dallo stesso Battisti) è stato notificato all’ex terrorista direttamente nel carcere di Ferrara, nel quale si trova recluso dal giugno del 2021 e dove vive in semi-isolamento, coltivando un orto e seguendo un corso di scrittura creativa. E dove, peraltro, è rimasto poco più di un anno, perché già nel pomeriggio di ieri è stato tarsferito nel carcere di Parma.

La notizia ha fatto rapidamente il giro dello Stivale, suscitando un’ondata di indignazione e sconcerto. A partire dai familiari delle vittime. "È una vergogna, siamo al limite del ridicolo – sbotta Adriano Sabbadin, figlio di Lino, ucciso nel 1979 da un commando dei Pac di cui Battisti faceva parte –. Il prossimo passo potrebbe essere la scarcerazione. Finirà che ce lo ritroveremo libero cittadino". Gli fa eco Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, il gioielliere ucciso quarant’anni da dallo stesso nucleo estremista. "Farò in modo che questa richiesta venga bloccata – tuona – perché la violazione del rispetto per le vittime deve finire. È stato un atto spudorato, spartano e al di fuori di ogni logica". Gli strali piovono anche dal fronte politico. Andrea Delmastro, responsabile giustizia di FdI, parla di "aberrazione. L’impunità del terrorismo rosso non è certamente la politica che il governo di centrodestra intende mettere in campo". Parole di fuoco anche da Galeazzo Bignami, deputato meloniano. "Semplicemente inaccettabile – scandisce annunciando un’interrogazione parlamentare –. Battisti deve rimanere a Ferrara in regime di massima sicurezza. Verificheremo cosa sta facendo il Dap proprio ora, a pochi giorni dal cambio di governo". Jacopo Morrone, parlamentare della Lega, definisce infine "legittime" le "perplessità" sul provvedimento.

Una lettura diversa della vicenda è invece quella fornita dalla difesa dell’ex terrorista, a lungo latitante fino al suo arresto in Bolivia nel 2019. "Quella di prima era una decisione sbagliata – dichiara il legale del leader dei Pac, l’avvocato Davide Steccanella –: l’ultimo reato commesso da Battisti è del 1979. Non c’è pericolo di un ritorno al terrorismo e declassificare il suo regime carcerario è la scelta corretta". Gianfranco Sollai, altro avvocato di Battisti, plaude a un "segno di democrazia e civiltà", mentre il garante dei detenuti dell’Emilia Romagna Roberto Cavalieri la definisce una "questione gestionale e logistica che non cancella i reati terroristici".