Mercoledì 24 Aprile 2024

Sconfitto mai La strategia di Zelensky

Bruno

Vespa

Altro che le repubbliche del Donbass. Non ha deviato dalle mie domande chiedendo ancora una volta armi all’Occidente. Ha detto serenamente che il suo popolo non si arrenderà mai, perché un aggredito non può farlo (e io che ho visto a Leopoli la sua gente ai funerali dei caduti ho capito perché non accadrà).

Mi ha colpito la sua totale contrarietà a lasciare a Putin una via di fuga e la sua polemica indiretta con chi la cerca ragionevolmente, come Macron: tanto da richiedere una precisazione ieri dell’Eliseo. E mi ha colpito la durezza con cui ha spiegato la ‘scissione mentale’ che impedisce agli ucraini di vedere la loro bandiera accanto a quella russa, anche se a proporlo è Papa Francesco.

Mario Draghi, che pure desidera una trattativa, è stato ringraziato per aver detto che "la pace sarà quella che vuole l’Ucraina". Ma i dirigenti dei Cinque Stelle avevano appena festeggiato le aperture di Draghi che Conte prima lo ha attaccato a ‘Porta a porta’ sulle armi e poi gli ha contestato di non avere mandato politico per proseguire su questa strada. Cosa che in tempi normali porterebbe dritto a una crisi di governo. Salvini si è invece chetato, dopo le assicurazioni di Draghi, mentre il prudentissimo Giorgetti trova pericolosa l’adesione alla Nato di Finlandia e Svezia. Forse un viaggio nei due paesi, soprattutto in Finlandia, lo convincerebbe del contrario. Ceduta ai russi dal Regno di Svezia dopo la sconfitta del 1809, una volta tornata indipendente la neutrale Finlandia fu invasa da Stalin nel ’39 e resistette per quattro mesi cedendo poi alla fine pochissimo del suo territorio. È difficile dimenticare queste scottature. Non sappiamo nulla delle intenzioni di Putin. Si sospetta che abbia un tumore avanzato e che si stia tramando alle due spalle. È certo che per la prima volta i ministri della difesa russo e americano si siano parlati. Ma sullo sfondo resta un’Ucraina che non può e non deve perdere.