Scomparsa nel nulla 30 anni fa Si cercano le ossa in convento La madre: "Sono lì di sicuro"

Cristina Golinucci sparì nel 1992, l’auto era parcheggiata vicino al monastero dei Cappuccini. Attivati georadar e unità cinofile. Il dolore di mamma Marisa: "Speriamo sia la volta buona". .

Scomparsa nel nulla 30 anni fa  Si cercano le ossa in convento  La madre: "Sono lì di sicuro"

Scomparsa nel nulla 30 anni fa Si cercano le ossa in convento La madre: "Sono lì di sicuro"

di Luca Ravaglia

"Credo che il convento sia la tomba di mia figlia". Sono le parole di una mamma che da oltre trent’anni aspetta di conoscere la verità sulla ragazza che aveva visto crescere fino a 21 anni e che poi è improvvisamente scomparsa, senza essere più ritrovata. La figlia è Cristina Golinucci, che il primo settembre del 1992 lasciò la sua Fiat 500 nel parcheggio del convento dei frati Cappuccini di Cesena prima di svanire nel nulla. La mamma è Marisa Degli Angeli, che contro le mura di quel convento ieri è tornata ad appoggiarsi per l’ennesima volta, mentre all’interno polizia e carabinieri diretti dalla Procura di Forlì erano alle prese con nuove ricerche anche con unità cinofile e georardar, nell’ambito dell’inchiesta riaperta lo scorso febbraio. "Non me ne vado da qui – ha ribadito la donna – perché a casa non sarebbe diverso. A casa quando resto sola coi miei pensieri, è anche peggio. E d’altra parte io qui, fuori dal convento, ho aspettato tanto. Speriamo che questa sia la volta buona, quella che attendo da più di 30 anni. La volta buona in cui possa riuscire ad avere la verità. La vera verità".

Al convento la aveva accompagnata il fratello Pino, non appena si era diffusa la notizia di un nuovo sopralluogo degli inquirenti. "Abbiamo sempre avuto le nostre idee, che riguardavano Manuel Boke, l’uomo che al tempo viveva nelle pertinenze di questo luogo, a stretto contatto con la comunità dei religiosi". L’avvocata Barbara Iannuccelli che segue il caso per conto della famiglia e dell’associazione Penelope (che riunisce i familiari e gli amici delle persone scomparse), in effetti lo scorso anno aveva chiesto la riapertura delle indagini dopo essere entrata in possesso di una registrazione di un dialogo avvenuto in carcere tra il padre spirituale di Cristina Golinucci e Manuel Boke, che stava scontando la condanna per un altro le reato e che avrebbe confessato di essere stato il responsabile della morte della ragazza. In un successivo interrogatorio però l’uomo ritrattò tutto. "Lo ho anche incontrato a casa mia – ha raccontato ieri mamma Marisa – ricordo che mio marito lo andò a prendere alla stazione e lo accompagnò da me. Lo guardai negli occhi e gli chiesi di dirmi cosa era successo. Ma lui negò ogni responsabilità".

Da quel primo settembre del 1992 le indagini sono state chiuse e riaperte più volte. Nel 2010 in particolare venne effettuata anche una scrupolosa ricerca all’interno del convento nel corso della quale furono ritrovate ossa umane. L’analisi anatomo-patologica escluse però che si trattasse dei resti di Cristina Golinucci. Venne appurato infatti che in quel luogo in un passato più remoto erano stati sepolti diversi frati. "Per fortuna – ha ribadito Marisa Degli Angeli - ho un filo diretto col Signore che viene dalla preghiera: in effetti non ho perso la fede e resto molto legata all’istituzione cattolica. Quelle con le quali me la prendo sono le persone. Quelle che se sapevano hanno taciuto, o che se hanno parlato non hanno detto la verità. I dubbi di questi 30 anni stanno diventando un tarlo, lo ammetto, però continuo a sperare nella verità. Il Signore me la deve dare".

Mentre la Procura continua a lavorare nel più stretto riserbo, ogni dettaglio sta tornando sotto la lente degli inquirenti. Contestualmente alle indagini legate a Cristina Golinucci è stato riaperto anche il caso di Chiara Bolognesi, una ragazza di 18 anni che scomparve poche settimane dopo Cristina e che venne purtroppo ritrovata senza vita lungo il fiume Savio. Anche in relazione a questa triste vicenda ora si indaga con l’ipotesi di omicidio, valutando la possibilità che a porre fine alla vita delle due giovani cesenati possa essere stata la stessa mano.