ANTONELLA COPPARI
Cronaca

Sciopero dimezzato. Cgil e Uil si arrendono, trasporti fermi solo 4 ore. Salvini: è il buonsenso

Vince il precetto del governo, troppo alto il rischio multe ai lavoratori. Landini e Bombardieri: è stato un atto mai visto, bisogna scendere in piazza.

Sciopero dimezzato. Cgil e Uil si arrendono, trasporti fermi solo 4 ore. Salvini: è     il buonsenso
Sciopero dimezzato. Cgil e Uil si arrendono, trasporti fermi solo 4 ore. Salvini: è il buonsenso

Landini e Bombardieri si arrendono. Lo sciopero rimane, ma per i trasporti ridotto a quattro ore: dalle 9 alle 13. Come da diktat del ministro Salvini supportato dal verdetto della garante, Paola Bellocchi: "Non è generale". Impossibile fare diversamente: con la minaccia di pesanti sanzioni disciplinari e, soprattutto, pecuniarie a carico dei precettati che avessero violato l’ordinanza, il rischio di un flop era troppo grosso. Ritirata strategica, non resa. I leader di Cgil e Uil promettono una battaglia più dirompente in piazza e mettono nel mirino non solo la legge di bilancio ma l’intera strategia economica del governo. Se lo sciopero non era politico, come sostenuto dalla maggioranza, ieri lo è diventato. Landini invoca esplicitamente la mobilitazione popolare: "Siamo in presenza di un atto che, dal dopoguerra ad oggi, non era mai avvenuto. È il momento di scendere in piazza". La chiamata alle armi era nell’ordine delle cose.

Se la precettazione depotenzia lo sciopero, in compenso potrebbe rendere domani le manifestazioni – altrimenti destinate alla ritualità – molto più partecipate e combattive. Ma il leader della Cgil non si arresta qui: alza il tiro. "Ci sono tanti fronti aperti: riforma fiscale, riforma delle pensioni, sanità, salari e rinnovo dei contratti. Non ci fermeremo alla finanziaria".

La tensione del resto è arrivata rapidamente al massimo livello: PierPaolo Bombardieri non esita a parlare di "attacco squadrista" e assicura: "Se il governo pensa di farci paura sbaglia". Tanto che, chiosa Landini, stiamo vedendo "se ci sono gli estremi per impugnare l’ordinanza. Il capo dei senatori democratici, Francesco Boccia, sente "tanfo di olio di ricino". Il Pd, volente o nolente, è sulle barricate. Giuseppe Conte, che all’inizio aveva cercato di tenere toni più bassi in nome della fede legalitaria di M5s, non ha più spazio di manovra e si schiera con il sindacato "contro un esecutivo di dilettanti". Bombardieri assicura che nè lui né il collega della Cgil nutrono ambizioni politiche: "Nessuno di noi ha intenzione di candidarsi alle Europee". Ma qui non si tratta di occupare una segreteria o di assumere un ruolo formale, è la dinamica stessa delle cose a rendere Maurizio Landini quasi leader di fatto del Pd e punto di riferimento comune delle opposizioni. Salvini si dichiara soddisfatto ma non rinuncia alla provocazione: "Hanno vinto il buonsenso, i lavoratori e i cittadini. Venerdì si viaggia, niente Italia bloccata, messa in ginocchio". Incalza: "Era mio dovere intervenire. È stata una scelta coraggiosa". Usa toni ben diversi Giorgia Meloni: per due giorni si era trincerata nel silenzio. Bombardieri lo aveva interpretato come un pieno avallo alle mosse del leghista, l’ex ministro Andrea Orlando (Pd), che conosce meglio i codici del Palazzo, lo ha visto come una sconfessione: "Mi è sembrato un fatto politico che sulla scelta di precettare i lavoratori dei trasporti non abbia parlato la Meloni; non mi pare che Salvini su questa linea abbia una particolare copertura". Non pronunciarsi sarebbe suonato proprio così, come dissenso netto dal suo vicepremier. Dunque uscendo dalla mostra di Tolkien la leader di FdI qualcosa concede: "È stata una scelta assolutamente condivisa, ma sulla base di un’indicazione arrivata da un’autorità indipendente. Non è stata una scelta politica, ma una scelta di mediazione tra due diritti che vanno entrambi garantiti. Non è intenzione del governo modificare la normativa sul diritto di sciopero".

Il tentativo di impugnare l’estintore è evidente ma forse per spegnere l’incendio è tardi. Con poche eccezioni le moltissime voci che si sono levate dalla maggioranza finiscono quasi sempre per rivelare un retropensiero che non si limita affatto al rispetto dei regolamenti ma avanza ipoteche sulla "utilità" e "opportunità" dello sciopero. Insomma, la premier vorrebbe farne una mera questione di codici ma, piaccia o non piaccia, sul tappeto c’è oramai di fatto un nodo politico ben più rilevante: i limiti al diritto di sciopero. Un regalino di Salvini che in questo momento era quanto di meno gradito Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti potessero ricevere.