Giovedì 18 Aprile 2024

Schianto in Umbria Sport, studio e amici Le vite spezzate di quattro giovani

L’auto è uscita di strada ed è finita contro la massicciata di un ponte. In quello stesso punto ventitré anni fa morirono altri quattro ragazzi

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di Cristina Crisci

SAN GIUSTINO (Perugia)

Uno schianto, poi la strage. Vittime dell’ennesima tragedia della strada quattro giovanissimi di Città di Castello. La più piccola, Luana Ballini, aveva solo 17 anni, gli altri tre, Natasha Baldacci, Gabriele Marghi e Nico Dolfi, 22. Doveva essere una serata di allegria, prima la cena di compleanno per il diciottesimo di un’amica poi la festa in una discoteca di Sansepolcro, dove il tavolo che avevano prenotato però è rimasto vuoto. Sono morti sulla strada, la statale 3 bis, che collega l’Umbria alla Toscana intorno all’una di notte. In un punto distante poche decine di metri dal luogo in cui tredici anni fa, avevano perso la vita altri quattro ragazzi nel 1999.

La Fiat Punto sulla quale viaggiavano Luana, Natasha, Gabriele e Nico è finita contro il muro di contenimento di un cavalcavia. Un impatto violentissimo (forse complice la strada bagnata) che non ha lasciato scampo. Sono tutti morti sul colpo. L’ultima foto insieme scattata al ristorante dalle due amiche e postata sui social, le ritrae bellissime e sorridenti. Uno scatto lontano anni luce da quello che il destino, terribile, avrebbe riservato loro di lì a poco in quella maledetta strada sotto una leggera ma gelida pioggia. Quando carabinieri, vigili del fuoco e ambulanze sono arrivate sul posto, purtroppo non c’era già più nulla da fare. E la mente è corsa subito a quel drammatico precedente.

Era il dicembre del 1999 quando, di notte e in condizioni meteo simili altri quattro ragazzi si schiantarono più o meno nello stesso posto. Solo il quinto si salvò perché sbalzato fuori dall’abitacolo sull’asfalto. Si chiamavano Emiliano, Simone, Matteo e Michele. I loro nomi ancora oggi sono impressi in una lapide a poche decine di metri dal punto in cui nella notte di venerdì c’è stato il nuovo impatto fatale.

Natasha, Gabriele, Nico e Luana (che era però originaria di Monte Santa Maria Tiberina), vivevano tutti a Città di Castello dove erano conosciuti e benvoluti da tutti. Bravi ragazzi, dediti al lavoro, alla scuola e allo sport, oltre che al volontariato. Nico che amava la pallavolo e il calcio, lavorava alle dipendenze di un’azienda locale; Natasha che "sorrideva, era gentile ed arrivava sempre puntuale in ufficio" in un’agenzia di assicurazioni; Gabriele studiava economia all’Università e giocava nella squadra del Riosecco a livello amatoriale. Lunedì sera avrebbero dovuto scendere in campo (partita annullata in segno di lutto). E poi Luana e i suoi 17 anni, le amiche, i compagni di classe del “Franchetti“, dove era stata rappresentante d’Istituto. Ieri i suoi compagni, sotto choc per l’accaduto, hanno lasciato una rosa sul suo banco, vuoto.

"Mi trovavo in discoteca a Sansepolcro - ha raccontato Beatrice, un’amica di Luana -. Quando ho saputo non ci volevo credere. Ho inviato due messaggi a Luana in cui le ho scritto: “Dimmi che non è vero“". A lanciare l’allarme per primi la notte di venerdì sono stati alcuni automobilisti di passaggio e il personale di un locale nelle vicinanze che hanno udito il rumore dello schianto. Immediato l’allarme, ma inutili purtroppo i soccorsi. La Procura di Perugia ha aperto un’inchiesta sulla tragedia: le indagini sono affidate ai carabinieri della Compagnia di Città di Castello.

L’auto dell’incidente, ridotta a un groviglio di lamiere e completamente distrutta nella parte anteriore, è stata posta sotto sequestro. Le salme sono state riconsegnate alle famiglie, tranne quella di Natasha che, trovandosi al volante al momento dell’impatto, rimane a disposizione dell’autorità giudiziaria. La tragedia ha colpito al cuore la comunità: in Altotevere sono state sospese tutte le attività culturali, gli eventi e le accensioni delle luminarie. I commercianti di Città di Castello ieri e oggi hanno fermato le iniziative dello shopping natalizio. Ieri sera discoteche chiuse in segno di rispetto. È una valle attonita e silenziosa quella che si risveglia senza i suoi quattro ‘figli’.