Schianto in furgone, muore a 16 anni Un’altra tragedia durante lo stage

Lo studente frequentava un istituto che prevede il tirocinio. Il mezzo della ditta contro un albero: ferito il conducente

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di Fabio Castori

Morire ancora di stage. Meno di un mese fa a Udine, ieri la storia si è ripetuta nelle Marche dove Giuseppe Lenoci, un ragazzo di 16 anni ha perso la vita mentre stava tornando a casa a bordo di un furgone condotto da uno dei responsabili della ditta dove si stava specializzando. Un altro caso che, dopo quello del 18enne morto in una fabbrica del capoluogo friulano, schiacciato da una putrella durante il suo ultimo giorno di stage, ha alimentato ulteriormente le già pesanti polemiche sulla sicurezza degli studenti in fase di specializzazione. "Una nuova tragedia – afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni – e questa volta è un ragazzo di 16 anni a morire durante uno stage. Che deve succedere perché si prenda atto che il sistema attuale non funziona? Il ministero ascolti gli studenti che si mobilitano e chiedono di fermare questo cortocircuito continuo tornando ad investire pienamente sulla scuola". Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – che appresa la notizia ha lasciato scusandosi un convegno al quale stava partecipando –, annuncia che oltre a quello in atto con il ministro del lavoro, Andrea Orlando, intende aprire il confronto con le regioni per "una maggior sicurezza in tutti i percorsi di formazione".

Giuseppe, per costruire il suo futuro lavorativo, ieri mattina era uscito di casa molto presto, come aveva fatto altre volte, e si era incontrato con il collega, un 37enne di un’azienda di termoidraulica di Fermo nella quale stava facendo uno stage. Insieme si erano diretti verso Serra de’ Conti di Jesi per eseguire un lavoro e durante il viaggio di ritorno è morto sul colpo schiacciato dalle lamiere accartocciate del Ford Transit su cui viaggiava. Le cause sono ancora in corso di accertamento. Il conducente del mezzo, anche lui residente in provincia di Fermo, ha perso improvvisamente il controllo del furgone, che è uscito di strada a velocità elevata, per poi schiantarsi contro un albero. La procura della Repubblica di Ancona ha aperto un fascicolo per omicidio colposo: il 37enne già oggi potrebbe essere ascoltato dai carabinieri, che stanno indagando per cercare di ricostruire la dinamica dell’incidente e per capire se siano state rispettate tutte le norme di sicurezza. Giuseppe, di origini pugliesi, viveva a Monte Urano da oltre dieci anni insieme alla sua famiglia: il papà, la mamma e il fratello minore.

Il 16enne frequentava il Centro di formazione professionale Artigianelli dell’opera Don Ricci di Fermo ed era specializzando in termoidraulica. Era al terzo e ultimo anno, a giugno avrebbe ottenuto la qualifica professionale di terzo livello come operatore termoidraulico. Dopodiché sarebbe stato assunto dalla ditta dove stava effettuando lo stage. Giuseppe era un bravo ragazzo, senza tanti grilli per la testa, e voleva subito crearsi un futuro professionale solido che gli permettesse di coltivare la sua grande passione per il calcio. Era una promessa della squadra locale degli allievi e presto, nonostante la giovanissima età, avrebbe debuttato tra i professionisti. Purtroppo, però, i suoi sogni si sono infranti contro quel maledetto albero, durante un viaggio senza ritorno guidato dalla mano di un destino crudele.

Luca Redolfi, coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti, ricorda "la lunga lista di morti sul lavoro causati da un sistema malato, volto solamente al profitto: vogliamo sicurezza dentro e fuori le scuole, vogliamo che l’alternanza scuola-lavoro e gli stage vadano aboliti a favore dell’istruzione integrata". "Non è possibile morire di lavoro a 16 anni, questo evidentemente ci deve far interrogare profondamente su quanto ci sia urgenza di risolvere il problema della sicurezza sul lavoro", dichiara la Rete degli Studenti.