Venerdì 19 Aprile 2024

Schiaffo della Cina al Papa Arrestato il cardinale ribelle

Hong Kong, Zen ha 90 anni ed è un sostenitore della causa indipendentista. Pechino l’ha rilasciato su cauzione. Ma il dialogo col Vaticano ora rischia

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di Giovanni Panettiere

HONG KONG

Che fosse nel mirino di Pechino era noto da tempo, ma che le autorità cinesi arrivassero addirittura ad arrestarlo è stato un colpo basso per la Santa Sede, impegnata in un faticoso processo di conciliazione col regime comunista. Eppure ieri per alcune ore l’arcivescovo emerito di Hong Kong, il 90enne cardinale Joseph Zen, è rimasto sotto custodia della polizia, nonostante l’età avanzata e il ruolo di assoluto prestigio. Strenue sostenitore dell’indipendenza dalla Cina dell’ex colonia britannica e fermo oppositore del governo di Pechino, per le sue posizioni l’alto prelato in questi anni è entrato più volte in rotta di collisione con gli attuali vertici vaticani.

Il cinese Zen è stato arrestato ieri dalla polizia di Hong Kong insieme con l’ex parlamentare dell’opposizione, Margaret Ng, e con la cantante Denise Ho. Per i tre l’accusa è di collusione con forze straniere, uno dei quattro reati puniti con l’ergastolo dalla legge draconiana imposta due anni fa dalle autorità comuniste nella capitale finanziaria del sud-est asiatico. A metà pomeriggio, il porporato è stato rilasciato su cauzione dopo un lungo interrogatorio prima di uscire dalla stazione di polizia di Wan Chai, sull’isola di Hong Kong, per salire su un’auto privata e allontanarsi nel traffico urbano senza rilasciare dichiarazioni.

Gli arrestati, scrive il South China Morning Post, erano amministratori del 612 Humanitarian lief Fund, un fondo istituito con l’obiettivo di fornire assistenza economica a coloro che erano coinvolti nelle proteste antigovernative del 2019. In quell’occasione Zen si spese a favore dei diritti civili e del movimento democratico, denunciando la dura repressione dei manifestanti. Nel gennaio scorso la stampa filo governativa lo aveva incalzato con una serie di articoli nei quali lo si accusava di aver fomentato le proteste. Un quarto fiduciario del fondo, sciolto nell’ottobre scorso, l’ex professore associato aggiunto Hui Po Keung, è stato arrestato martedì mentre stava per imbarcarsi su un volo diretto in Germania.

Zen è un netto oppositore dell’accordo storico tra Santa Sede e Cina. Siglata nel settembre 2018 e rinnovata fino al 22 ottobre prossimo nel tentativo di superare quella che Benedetto XVI ha definito "una pesante situazione di malintesi ed incomprensioni", l’intesa prevede la legittimazione, da parte d’Oltretevere, dei vescovi nominati da Pechino, in cambio della possibilità per il Vaticano di avere voce in capitolo sulle questioni religiose. L’orizzonte ultimo per la Santa Sede resta quello di favorire così il processo di riconoscimento del Pontefice come capo della Chiesa cattolica in Cina, attualmente divisa tra comunità ufficiale – legata al regime– e clandestina, già fedele al Papa.

Per Zen la strategia non paga. In passato ha definito l’accordo "una svendita" della Chiesa, contestando direttamente il braccio destro del Papa, il segretario di Stato Pietro Parolin. A suo dire, "un uomo di poca fede", che "non capisce la sofferenza dei cattolici cinesi". Due anni fa l’arcivescovo emerito di Hong Kong, nelle more della proroga dell’accordo, si precipitò in Vaticano per farsi ricevere dal Papa. Riuscì solo a fargli pervenire una lettera di critiche all’intesa.

La Santa Sede ha espresso preoccupazione per l’arresto del cardinale. La vicenda rischia di trasformarsi in un ostacolo inatteso sul cammino che il Papa ha voluto instradare tra Vaticano e Cina comunista. Anche nonostante le resistenze interne.