Violenza donne, "Schiaffeggiare moglie si può". Il 40% giustifica botte e abusi sessuali

Il dossier: "Anche le donne sottovalutano". Rapporti senza consenso della partner, per gli italiani non è grave

Un flashmob, contro la violenza sulle donne, andato in scena a Busto Arsizio

Un flashmob, contro la violenza sulle donne, andato in scena a Busto Arsizio

Uno schiaffo per avere fatto la smorfiosa non è grave, non è violenza. Lo pensano gli uomini. Ma purtroppo anche le donne. Lo stupro? Sottovalutato da entrambi i generi. E poi: 4 uomini, ma anche 3 donne, su dieci ritengono che un rapporto sessuale non voluto non rientri fra i soprusi. E, da una parte e dall’altra, una percentuale imbarazzante è convinta che se lei era vestita in un certo modo e le hanno messo le mani addosso, beh, un po’ è andata a cercarsela. Benvenuti nel 2021. E buona riflessione sui sintomi sconcertanti di una malattia evidentemente non diagnosticata.

L’indagine demoscopica realizzata da AstraRicerche, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, lascia allibiti e inverte il corso del tempo. Siamo proprio noi a pensare certe cose o non piuttosto le nostre mamme trent’anni fa, ancora barcollanti in un ruolo sconosciuto sul teatro delle relazioni? Siamo noi o le nostre nonne a giustificare, ridimensionare, non vedere?

Sull’argomento pare sia stato detto tutto. Quel titolo tremendo che dice "non accettava la separazione: uccide la moglie e si spara" rimbalza nella consuetudine di esodi e controesodi. Sappiamo che i maltrattamenti sono psicologici, fisici, economici, sessuali. Che i figli spesso assistono ai massacri. Che esiste lo stalking, il catcalling, la discriminazione e la disparità. Se interrogati rispondiamo che certe nefandezze devono essere risolte in via prioritaria da chi può. E poi guarda qua, ecco i risultati della fotografia scattata su ispirazione della Rete antiviolenza del Comune di Milano e Gilead Sciences Italia.

Lo stupro: secondo l’Istat lo ha subito circa il 5% delle donne fra i 16 e i 70 anni (1 milione 157 mila), eppure quasi metà degli italiani ritiene che il dato non superi il 3%. Ancora più deprimente: un italiano su quattro (30% degli uomini, 20% delle donne) pensa che non si possa considerare una forma di violenza dire che "sì, un abuso fisico non è una bella cosa ma è meno grave se aspetto e abbigliamento comunicavano disponibilità". Tre persone su dieci non considerano violenza "dare uno schiaffo alla partner se lei ha flirtato con un altro": ne è convinto il 20% delle donne e il 40% degli uomini. Ancora, un italiano su tre non considera violenza forzare la partner a un rapporto sessuale se lei non ne ha voglia.

Chi esercita violenza contro le donne? Per gli italiani intervistati al primo posto ci sono i superiori sul lavoro, al secondo il partner e altri uomini della famiglia. Da sottolineare che quasi la metà delle donne intervistate pensa che il compagno sia spesso prevaricatore, violento a livello psicologico o fisico, mentre solo il 35% degli uomini è d’accordo con questa descrizione, confermando quanto il problema sia sottovalutato.

Come la mettiamo? Bastano i buoni propositi? "È necessario un cambiamento culturale – auspica Diana De Marchi, presidente Commissione pari opportunità e diritti civili e Rete antiviolenza del Comune di Milano –. Una svolta che ci faccia sentire tutti e tutte parte del problema. Perché le donne non possono, e non devono, essere lasciate sole ad affrontare la violenza e i maltrattamenti". Per questo, spiega, in Lombardia, è stata costituita una rete di protezione coordinata dal Comune di Milano, attiva da molti anni nel sostenere chi decide di sottrarsi a situazioni di maltrattamento domestico e violenza di genere lungo tutto il percorso. La mano tesa offre accoglienza e ascolto basati sulla relazione di genere, sostegno psicologico, giuridico, lavorativo, abitativo ed economico.

"Il quadro generale che emerge – spiega Cosimo Finzi, direttore AstraRicerche – è quello di un’Italia ancora ancorata su certi retaggi, ma consapevole che la violenza di genere esiste ed è una questione prioritaria da affrontare. Lo dimostra il dato sulla percezione della parità di genere, definita come ’condizione nella quale donne e uomini ricevono pari trattamenti, con uguale facilità di accesso a risorse e opportunità indipendentemente dal loro genere sessuale’. Peccato che solo per il 18,8% degli intervistati quella reale è stata pienamente raggiunta".