Mercoledì 24 Aprile 2024

Sceneggiatore suicida "Testamento falso"

Sequestrati beni per 5 milioni al produttore Alberto Tarallo "Si è scritto l’atto da solo, come le lettere attribuite alla vittima"

di Alberto Pieri

Per sé aveva pensato a un’altra sceneggiatura. Con incorporato lieto fine. A quanto pare, non finirà così. Anche nel secondo filone di indagine, dopo quella per istigazione al suicidio, per Alberto Tarallo, 68 anni, le cose si mettono male. Probabilmente con forti ricadute anche sulla prima indagine. La Guardia di finanza sequestra 5 milioni di beni al noto produttore, autoproclamato erede unico di Teodosio Losito, suo compagno – toltosi la vita nel 2019 – oltre che socio nella casa di produzione Ares (poi fallita). Successione maturata grazie a un testamento mai mostrato ai familiari dello sceneggiatore suicida a 53 anni nella villa di Zagarolo di cui aveva ormai solo la nuda proprietà.

Auto, appartamenti, ville e conti oggetto di accertamento sono così presi in consegna dalle fiamme gialle, su decreto di sequestro preventivo firmato dal gip Maria Paola Tomaselli. Ad inchiodare Tarallo è la perizia calligrafica: il documento testamentario non solo è falso, ma scritto proprio dallo stesso Tarallo. False, secondo il consulente, sono anche tre lettere redatte da Losito e indirizzate al suo compagno, datate 10 dicembre 2018, 18 dicembre 2018 e 8 gennaio 2019, proprio lo stesso giorno del suicidio. "Emerge con chiara evidenza come l’indagato, approfittando della morte del compagno, abbia messo in atto un disegno criminoso volto all’acquisizione dei beni di Losito Teodosio al fine di escludere dall’asse ereditario la famiglia del defunto, procurando a sé un ingiusto profitto patrimoniale ed arrecando danni ai legittimi eredi". Nel decreto, il gip spiega anche che Tarallo dimostra "attraverso l’attività di falsificazione una notevole disinvoltura e spregiudicatezza".

L’indagine, dunque, sembra essere a una svolta e potrebbe aggravare la posizione complessiva di Tarallo, più volte ospite in televisione per difendersi dalle accuse e dimostrare la sua estraneità all’inchiesta. Anche con il supporto di numerosi vip, poi sentiti dai pm.

La procura si è mossa a partire dalla denuncia del fratello di Losito, Giuseppe, molto dubbioso sul suicidio: nulla che lasciasse neppure lontanamente "il disperato gesto". Al vaglio della procura, infatti, ci sono anche le dichiarazioni di due partecipanti al Grande Fratello, Adua Del Vesco e Massimiliano Morra. I due, durante una conversazione notturna registrata, definirono Tarallo "il Male" e, parlando del suicidio di Losito, evocarono una presunta setta segreta (annidata tra i lustrini e le opacità della Ares). Per questo, a luglio scorso, il pm Carlo Villani decise di indagare Tarallo e di interrogarlo per ore. Agli atti ci sarebbero anche numerosi documenti acquisiti nella villa di Zagarolo, vicino a Roma, dove il produttore viveva con Losito. La stessa che oggi è finita sotto sequestro, insieme ad un’Audi A4, un attico a Milano, quote societarie e conti correnti da decine di migliaia di euro.