Mercoledì 19 Marzo 2025
ANNA VAGLI
ANNA VAGLI
Scene

Nell’omicidio di Pierina Paganelli c’è un colpo di scena. O forse no

Manuela Bianchi indagata per favoreggiamento, Dassilva forse innocente: cosa sappiamo davvero sull’intericato caso di Pierina?

Nell’omicidio di Pierina Paganelli c’è un colpo di scena. O forse no

Colpo di scena nel giallo di Rimini. O forse no. Manuela Bianchi non è più persona offesa per la morte della suocera Pierina Paganelli. Ammesso, attenzione, lo sia mai stata. Da martedì è formalmente indagata per favoreggiamento. Dopo diciassette mesi a costruire la sua versione senza nessuno davanti a smentirla, ora tutto potrebbe cambiare.

Andiamo con ordine. Alle 8:09 del 4 ottobre 2023 la Bianchi trova il cadavere della suocera. Aspetta undici minuti prima di chiamare i soccorsi. Un tempo troppo lungo per il panico, troppo breve per rimanere inerme su di una scena del crimine. Un tempo sospeso in cui la Procura vede un incontro. Con chi? Con Louis Dassilva, ad oggi l’unico indagato per l’omicidio dell’ex infermiera in pensione. Di qui, il favoreggiamento.

Lei inizialmente nega. Poi, interrogata, cambia idea. Dice che Louis era lì, che l’ha avvertita del cadavere. Dassilva, dal canto suo, smentisce dal carcere: “Io ero a casa.” Due versioni. Solo una destinata a sopravvivere. Intanto, la prova regina, la Cam3, ora lo scagiona. L’uomo ripreso la sera del delitto non coincide con la sua altezza. Un’accusa che si sbriciola sotto il peso del paradosso: un uomo in carcere da luglio senza tracce biologiche e senza telecamere che lo incastrino.

Se la Procura deciderà di metterli faccia a faccia, sarà una resa dei conti. Un tempo si cercavano nel buio di un garage. Un rifugio clandestino. Un posto che è rimasto il loro anche dopo il sangue. Anche dopo il sospetto. Anche quando Pierina Paganelli non c’era più. I due ex amanti si sono sfiorati, desiderati, consumati.

Se Manuela sospettava di Louis, perché il suo corpo non ha mai rifiutato il suo tocco? Se si rivedranno non sarà certo per toccarsi. Sarà per inchiodarsi. Non conteranno solo le parole. Conterà chi abbassa lo sguardo. Chi esita un secondo di troppo. Chi trattiene il respiro nel momento sbagliato. Chi cerca una via di fuga nella postura, nelle mani, nelle pause. Il corpo confessa prima della bocca. Perché una cosa è raccontare una verità da soli. Un’altra è doverla difendere davanti all’unica persona che può distruggerla.

E qui il problema potrebbe essere tutto di Manuela che ha avuto sin dall’inizio il controllo sulla narrazione. Possibile che non abbia raccontato a nessuno di aver incontrato Dassilva sulla scena del crimine la mattina successiva al delitto? Ma, al contrario, abbia tenuto tutto dentro? Una cosa è certa. Tre persone sanno mantenere un segreto solo se due sono morte.