Diciotto anni dopo, la scena del crimine di Garlasco torna a parlare. Così, ogni oggetto, anche il più insignificante, potrebbe ancora raccontare cosa è davvero successo. O forse no. Il nuovo incidente probatorio riapre la scatola nera del delitto. Al centro, reperti come il tappetino del bagno, un cucchiaino usato da Chiara, la scatola dei cereali e il contenuto della spazzatura di cui tanto si discute.
All’epoca, le tecnologie forensi non permettevano di recuperare profili genetici da tracce così minime o degradate. Oggi, invece, strumenti come il sequenziamento parallelo massivo consentono di isolare e leggere anche frammenti invisibili. Un microscopico residuo può restituire un’identità. O una nuova ombra. E proprio qui si innesta il rischio più sottile: quello di voler riscrivere un omicidio già risolto, ma con il bisogno spasmodico di un colpo di scena.
Nel 2007 i fogli di acetato erano stati usati per rilevare impronte latenti. Oggi potrebbero contenere cellule epiteliali residue, invisibili all’occhio nudo ma rilevabili con reagenti di ultima generazione. Ma tra il “potrebbe” e il “sarà”, resta uno spazio d’incertezza. E’ qui che il lavoro meticoloso degli esperti si trova a fare i conti con l’ansia collettiva di una nuova verità.
Così, in un Paese in cui tutti si sentono in grado di disfare la matassa, succede che persone mai indagate facciano capolino sulla scena come comparse da thriller e che teorie da romanzo vengano spacciate per piste investigative. Succede anche che chi fa gossip si reinventi come cronista di nera, pur senza mai esser passato da una scena del delitto.
E, intanto, nel rumore, ci si dimentica il rigore. Il rigore del Rasoio di Occam, ad esempio. È un principio della logica investigativa: a parità di fattori, la spiegazione più semplice è da preferire. E i protagonisti, come gli indizi, non vanno moltiplicati oltre il necessario. Figuriamoci i colpevoli. Allora togliamo le ipotesi aggiuntive, i titoli a effetto, le dichiarazioni a caldo.
E chiediamoci: cosa resta davvero contro Andrea Sempio? Forse nulla. Forse tutto è nelle mani della scienza. Quella vera e refrattaria all’enfasi. Il resto è già diventato una brutta pagina mediatica. Chi ha rispetto per le indagini lo sa: conta solo ciò che si può dimostrare. E la spazzatura, quasi sempre, resta solo spazzatura.