
La cortesia, l’affettuosità di cui ho sempre beneficiato da parte del presidente Napolitano mi ha gratificato prima di tutto moralmente. Napolitano è un signore. Capace anche di grandi irritazioni, che riserva in particolare a chi ritiene più autenticamente amico: "Caro Pier Ferdinando, sei scomparso. So che le tentazioni dei viaggi sono, come sempre, molto allettanti. Ma succedono cose inaudite come le dichiarazioni di politica estera rese da Salvini a Mosca. Quando rientrerai tra le personalità politiche operanti in Italia, fatti vivo…", questo è uno dei brevi biglietti da me ricevuti dal presidente emerito, collega del Senato, irritato con me per una presunta distrazione in ordine ad alcune dichiarazioni sovraniste di alcuni esponenti politici.
Io replicai al presidente in modo un po’ democristiano: "Presidente, ricevere questa email dura e arrabbiata è il più bel regalo che potevi farmi! Vuol dire che sei tornato! Per il resto sono effettivamente in esilio. Ma ti allego l’intervista che ho fatto oggi! Comunque dalla prossima sarò più attivo. Prometto!".
Napolitano ha retto la Repubblica attraverso passaggi molto difficili, che sono coincisi con il governo Prodi del 2006, e successivamente con l’ultimo governo Berlusconi nel 2008. A lui si deve l’indicazione di Monti come presidente del Consiglio e poi gli incarichi a Letta e Renzi. A volte è stato criticato per un eccesso di assertività. Non concordo. Ha esercitato la moral suasion che spetta al Presidente della Repubblica anche con vigore, ma è bene che le forze politiche perdano il vizio di ragionare col senno di poi. I governi nel sistema costituzionale italiano vengono votati dal Parlamento, non certo dal Capo dello Stato. Sono loro che, nel bene e nel male, si assumono la responsabilità di scelte, anche se poi va piuttosto di moda la pratica di smentirle successivamente.
Ciò vale in particolare per l’esperienza di Monti, nata all’insegna dell’Abc (Alfano, Bersani, Casini), che ha avuto la più grande dose di dissociazioni postume. Qualcuno descrisse persino il governo Monti come figlio di una forzatura, ma le condizioni del Paese avevano consigliato a Berlusconi di gettare la spugna, e non a caso Forza Italia fu tra i partiti costituenti di questa esperienza.
Tratto dal libro
’C’era una volta la politica’