Scappava coi figlioletti dalla guerra Mamma muore nello schianto in A14

Il bus si è ribaltato: la donna aveva 32 anni, feriti i due bimbi. Stavano raggiungendo i parenti a Pesaro

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di Marco Bilancioni

Doveva essere il viaggio della speranza. Erano partiti, in venti, dalla città ucraina di Khmelnytskyi, all’alba di sabato, 320 chilometri a sud-ovest di Kiev: sono tutte donne e qualche ragazzino. Via per sempre dalla guerra. Ma anche un viaggio in A14 può rivelarsi un incubo: erano le 6.30 quando, poco più a sud dello svincolo di Cesena (chilometro 101), il grande bus finisce fuori strada in un tratto rettilineo e si ribalta su un fianco. Perde la vita una giovane mamma, 32 anni: si era messa in viaggio con i figli di 5 e 10 anni. La sua destinazione era Pesaro: era quasi arrivata.

I primi profughi erano scesi dal pullman quando ancora era buio: a Mestre, a Bologna. La tappa successiva era Rimini, l’ultima del viaggio invece Pescara. Hanno preso un pullman da 50 posti, ma a bordo sono meno della metà. Una quindicina, quando arrivano in Romagna. A Khmelnytskyi, raccontano i passeggeri, non sono ancora arrivati i russi. Ma negli ultimi giorni i soldati di Putin si muovono verso est. Stanno attaccando Leopoli, che dista 240 chilometri. È per questo che decidono di muoversi, la loro meta è l’Italia, hanno tutti amici o parenti. Sono ormai a 1700 chilometri da casa, quando avviene la tragedia. "È stato un colpo di sonno", è sicuro ‘Sergio’ ("in ucraino si scrive Serhiy, ma chiamami pure con la versione italiana"): Sergio arriva da Rimini, parla bene italiano, a bordo c’era sua sorella. "Distava due sedili dalla donna che è morta". Quegli attimi glieli ha raccontati lei: "Il bus non ha fatto uno scarto secco, si è spostato verso destra piano piano. I passeggeri hanno urlato, ma lui non si è svegliato".

Il racconto viene giudicato attendibile dagli agenti della Polizia Stradale della sottosezione A14, sede di Forlì, che pure continuano con le loro verifiche. Non ci sono segni di frenata. Solo una volta arrivato con le ruote sull’erba, sarebbe stata tentata una sterzata. Il mezzo – ora sotto sequestro – viene giudicato in buone condizioni, nulla fa pensare a un problema tecnico. Il test per alcol e droga è risultato negativo. Dunque, il colpo di sonno pare l’ipotesi più probabile. Il guidatore è stato sentito dai poliziotti ed è indagato per omicidio stradale. Anche se, dicono, per ora "si tratta di un atto dovuto". Gli autisti erano due e si erano dati il cambio durante l’esodo dall’Ucraina. L’altro stava dormendo. Dopo l’incidente zoppicava leggermente.

A parte il sangue versato dalla 32enne, tutti i feriti sono lievi. Due vengono portati all’ospedale di Rimini e quattro a Cesena, tutti dimessi subito. Tranne due: sono proprio i figli della donna. Il grande ha 10 anni, la piccola 5, la più giovane a bordo. E non sono ovviamente i traumi fisici – lievi – a preoccupare ma lo choc per la perdita della madre, tanto che l’ospedale Bufalini di Cesena ha messo in campo anche uno psicologo. Li ha raggiunti, da Pesaro, la nonna paterna.

Coloro che sono rimasti illesi – una decina – vengono caricati su un pulmino e portati a Forlì, alla sezione A14 della Polstrada. Per ciascuno c’è una colazione, una bevanda calda. Lentamente recuperano i loro effetti personali e arriva qualcuno a prenderli. Il bus adesso è dritto, con i vetri sul fianco destro esplosi nell’impatto, le fiancate sporche di terra e di erba. Gli agenti, durante i rilievi, recuperano una scarpa e un paio d’occhiali. Gli ucraini si attaccano ai telefonini, ma il loro sguardo resta asciutto e fiero. Una donna si allontana con un cagnolino in braccio. Alle spalle di tutti loro c’è l’ennesima tragedia, stavolta non provocata da una bomba.