Scandalo Qatargate. Nel mirino dei pm altri 60 parlamentari non solo di sinistra

L’inchiesta belga nasce da soffiate dei servizi sauditi e degli Emirati. Per mesi hanno poi indagato gli 007 di Bruxelles e italiani

L’inchiesta belga sull’Europarlamento viene da lontano. È nata nel 2021 da una soffiata dei servizi saudita e emiratino ai colleghi della Sureté de l’Etat belga, che a sua volta ha coinvolto anche servizi stranieri. Tra questi quello francese, britannico e italiano. L’inchiesta è caldissima e forse quelli degli arrestati non sono casi isolati. Nel mirino della procura anticorruzione belga ci sono una sessantina di eurodeputati, non solo socialisti ma anche di altri due gruppi politici (alcune fonti citano altri partiti di sinistra e il Ppe). La voce circola a Bruxelles ed è stata ripresa dalla stampa tedesca e greca. Sinora i fermati sono stati sette (cinque in Belgio e due in Italia) due dei quali – il padre di Eva Kaili, l’ingegnere Alexandros Kailis e il sindacalista Luca Visentini – non tramutati in arresti, ai quali vanno aggiunti altri nove assistenti parlamentari i cui uffici sono stati perquisiti al pari di quelli di due eurodeputati belgi. Gli uffici sotto sequestro restano dieci.

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Ieri c’è stata l’udienza di convalida degli arresti. I giudici del Tribunale di Bruxelles al termine della prima udienza sul Qatargate hanno deciso che l’ex eurodeputato Antonio Panzeri e l’assistente parlamentare Francesco Giorgi resteranno in carcere ancora per almeno un mese. Per quanto riguarda l’ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili la decisione è stata rinviata, su richiesta della stessa ex esponente del Pasok greco, al 22 dicembre prossimo.

La linea della Kaili è netta: completa estraneità. "La sua posizione – osserva il suo avvocato Michalis Dimitrakopoulos – è che lei è innocente. Non ha niente a che fare con i flussi di denaro dal Qatar, niente di niente". Sfortunatamente per lei ci sono i 150mila euro sequestrati nella sua casa al terzo piano di rue Wirts, a Bruxelles e i 750 mila euro nel trolley che suo padre stava portando fuori dall’Hotel Sofitel, dopo essere stato a trovarla (seguito passo passo dalla polizia criminale belga che così, contestando la flagranza di reato, ha potuto procedere alla perquisizione della casa dell’eurodeputata). Per il quarto fermato, Niccolò Figà-Talamanca è stato invece disposto il regime di sorveglianza elettronica che gli permette di uscire dal carcere, ma non di lasciare Bruxelles.

Tra le molte piste c’è quella del denaro. Le autorità belghe hanno sequestrato, tra l’altro, denaro contante non circolato, ancora con fascetta, e chiaramente proveniente da un altro Paese poiché il Belgio ha smesso di stampare banconote. Adesso l’obiettivo degli inquirenti è scoprire le banche da cui sono state prelevate le banconote, e quindi scoprire l’identità della persona che ha fatto il prelievo.

Certo è che in questa inchiesta è stato fondamentale il ruolo dei servizi segreti belgi, che, ricevuta la soffiata di sauditi ed emiratini (storici avversi di Doha), hanno avviato una serie di attività di indagine coperte. Tra queste una “visita“ nell’appartamento di Panzeri – autorizzata da un collegio di tre giudici – che ha permesso di trovare 700 mila euro in contanti. Era quanto bastava. Parti del fascicolo di intelligence sono state declassificate e trasferite all’Ocrc, l’Office Centrale pour la Repression de la Corruption il 12 luglio 2022 ed è partita l’inchiesta penale. Quando la polizia nei giorni scorsi ha perquisito di nuovo, e stavolta ufficialmente, il domicilio (imbottito di cimici dagli 007) di Panzeri, andava quindi a colpo sicuro. Ma dei 600 mila euro visti a luglio dagli 007 ne erano rimasti “solo“ 600 mila. Centomila erano probabilmente già evaporati nelle mani di qualche eurodeputato.