Venerdì 19 Aprile 2024

Scampò al padre killer La lettera di Nicolò a mamma e sorella "Dovevo proteggervi"

Il ragazzo, ferito gravemente, è l’unico superstite e chiede perdono "Mi sento in colpa per essere sopravvissuto, perché papà l’ha fatto?". Il ricordo straziante della vita insieme: le canzoni, le cene, i giochi

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di Andrea Gianni

La canzone dei Pinguini Tattici Nucleari, ’Pastello bianco’, cantata con la sorella Giulia, le serate al cinema o "quando ti accompagnavo in giro" perché "ti volevo proteggere, eri troppo giovane per uscire da sola". Le giornate tranquille di "una famiglia felice" in casa a "giocare con la Settimana enigmistica", quando "papà leggeva le domande e noi a cercare le risposte". Un’altra canzone, ’Your Song’ di Elton John, è legata alla memoria della mamma, Stefania Pivetta: "Penso ai filmini del tuo matrimonio che adoravo vedere e rivedere da piccolo (...) Ricordo i tuoi inseguimenti per abbracciarmi e io che mi spostavo per sfuggire ai tuoi baci. Adesso non lo posso fare più, sono in un cono d’ombra e faccio fatica a uscirne".

Poi il grido di dolore di Nicolò Maja: "Mi sento in colpa per non avervi potuto difendere, per essere sopravvissuto". Frammenti di una lettera che il 24enne sopravvissuto alla strage di Samarate, nel Varesotto, ha voluto rivolgere alla sorella e alla mamma, massacrate la notte fra il 3 e il 4 maggio dell’anno scorso dall’interior designer Alessandro Maja, in una furia omicida senza spiegazioni. Nicolò, anche lui colpito alla testa nel sonno, sta affrontando un lungo percorso di riabilitazione, sostenuto dall’amore dei nonni materni e dello zio Mirko. La lettera alla sua ’Famiglia (im)perfetta’ è stata interpretata dall’attore Marco Bocci, durante l’evento ’Women for Women against Violence-Camomilla Award’ a Milano.

E Nicolò Maja, che nei giorni scorsi ha trovato anche il coraggio di prendere parte al processo in cui è imputato il padre, indossando nell’aula della Corte d’Assise di Busto Arsizio una t-shirt con stampate le foto della madre e della sorella, ieri sera ha ricevuto un riconoscimento dal presidente del Senato Ignazio La Russa che si è impegnato a realizzare due sogni di Nicolò: assistere a una partita del Palermo e a una gara di Formula 1. "Il mio desiderio – è stato il commento del giovane – è quello di riuscire a fare una vita normale". Un contributo economico gli è arrivato anche da Italpreziosi.

"Mamma, Giulia, Dio solo sa quanto mi mancate – è l’incipit della lettera – mi sforzo inutilmente di non pensare a voi, ma continuo a cercarvi e a sperare di rivedervi, cerco di convincermi di aver vissuto solo un brutto incubo. Giulia, sento ancora le tue risate, l’allegria coinvolgente dei tuoi 16 anni, le nostre serate assieme al cinema, a mangiare fuori, o quando ti accompagnavo in giro, perché non ti lasciavo mai andare sola. Ogni tanto cercavi di sfuggirmi, ma io non mollavo, volevo stare con te, ti volevo proteggere, eri troppo giovane per uscire da sola". Nicolò descrive frammenti di vita quotidiana di una "famiglia felice", spazzata via in una notte di maggio che ha lasciato solo dolore e un assurdo senso di colpa: "Mi credete se non riesco ancora a capire cosa è successo, a smettere di chiedermelo. Perché papà nel pieno della notte vi ha colpito a morte e poi si è accanito anche su di me? Mi sento in colpa per non avervi potuto difendere, per essere sopravvissuto". Una strage dal movente oscuro. Alessandro Maja, nei primi interrogatori, ha parlato di problemi economici legati alla sua attività, forse ingigantiti dalla sua mente e trasformati in ossessione.

Le sue lettere, scritte in carcere e indirizzate al figlio, non hanno contribuito a fare chiarezza. Dal buio riaffiorano i ricordi più dolci, un ultimo messaggio d’amore di Nicolò per chi non c’è più: "Mamma, Giulia, vi chiedo perdono. Non ho saputo dimostrarvi tutto l’affetto che provavo per voi, sono sempre stato un po’ chiuso, vi amavo immensamente ma ormai non ve lo potrò mai più dire. Adesso tutte le sere mi addormento sperando di incontrarvi, in un bel sogno che spero non finisca mai".