Martedì 23 Aprile 2024

Sarkozy condannato a 3 anni Avrà il braccialetto elettronico

di Giovanni Serafini

Fine del mito dell’impunibilità per un presidente della Repubblica: ieri la Corte d’appello di Parigi ha condannato Nicolas Sarkozy a 3 anni di carcere, di cui uno "ferme", senza condizionale, per "corruzione e traffico d’influenze". Non era mai accaduto. Il leader della destra che aveva occupato l’Eliseo dal 2007 al 2012, l’uomo che molti avevano invidiato per l’energia e la combattività contro la gauche ("magari ce lo avessimo noi", si disse all’epoca in Italia), il personaggio adorato dai rotocalchi per le avventure amorose e il matrimonio di ferro con Carla Bruni, è uscito distrutto dal tribunale. Occhi cerchiati, mascelle serrate, espressione di amarezza alla lettura della sentenza: per un anno Sarkozy dovrà portare il braccialetto elettronico; per tre anni, inoltre, non potrà né votare né presentarsi ad elezioni. Soltanto il ricorso in Cassazione, subito annunciato dai suoi avvocati, gli consentirà di sfuggire all’immediata esecuzione della pena.

È di fatto la morte politica, a 68 anni, dell’ultimo leader riconosciuto della destra post-gollista, ancora attivissimo fino a pochi mesi fa. Non solo il verdetto ha confermato quello emesso in prima istanza nel marzo 2021 (il che gli lascia poche speranze che la Cassazione ribalti la sua posizione), ma altre spade di Damocle pesano sulla sua testa: il processo per l’affare Pygmalion relativo a spese elettorali illegali e quello ancora più pericoloso per i sospetti finanziamenti libici della campagna presidenziale 2007.

Fra le reazioni familiari è da citare quella di Marisa Bruni Tedeschi, 93 anni: "Non mi preoccupo, conosco abbastanza Nicolas per essere convinta prima di tutto della sua innocenza e in secondo luogo che anche stavolta ce la farà". Nessun commento finora da Carla Bruni. Al momento della condanna del 2021 Carla aveva diffuso un messaggio di due righe che diceva: "Quanto accanimento insensato amore mio la battaglia continua e la verità verrà alla luce". A far finire nei guai l’ex presidente è stato il cosiddetto “affare Bismuth”: mettendo sotto controllo le conversazioni telefoniche di Thierry Herzog, avvocato di Sarkozy, gli inquirenti scoprirono l’esistenza di un cellulare intestato ad un certo Paul Bismuth. Al presidente serviva per ottenere dal giudice Gibert Azibert, tramite Herzog, indiscrezioni sul processo Bettencourt in cui era coinvolto; in particolare Sarkozy voleva recuperare le sue agende personali, sequestrate dalla magistratura; in cambio Azibert avrebbe ottenuto un’importante promozione a Monaco (cosa che tuttavia non avvenne). Sia Herzog che Azibert sono stati condannati a tre anni di reclusione.