Giovedì 18 Aprile 2024

Sarà l’America a spingere per il negoziato

Cesare

De Carlo

C’è pacifismo e pacifismo. C’è il pacifismo del forte: ripulsa morale della violenza. E c’è il pacifismo del debole: rifiuto pregiudiziale a impugnare le armi anche per le cause giuste. Ma ce n’è anche un terzo. Il pacifismo del realista, di chi non è cieco da un occhio come lo erano i comunisti italiani durante la guerra fredda e come lo erano ieri i manifestanti ibridi nelle città italiane. La causa è giusta e dunque l’aggredito va difeso, ma non è giusta la strategia della guerra di logoramento per dissanguare la Russia e assistere passivamente a una continuazione senza sbocchi di stragi e distruzioni. La pensa così Henry Kissinger. E così Kevin McCarthy, leader repubblicano. E persino una parte del partito democratico. Con ogni probabilità sarà McCarthy il prossimo Speaker del Congresso all’indomani delle elezioni di medio termine. Si voterà martedì. Impietosi i sondaggi sul presidente democratico Joe Biden che si avvia a diventare l’anatra zoppa della metafora politica e dunque a dover correggere la sua posizione sull’Ucraina. È una buona notizia? Certamente. Ne potrebbe venire un compromesso per un cessate il fuoco. Ha detto infatti McCarthy: niente più "assegni in bianco"’ a Volodymyr Zelensky.

Per assegni in bianco intende aiuti illimitati e incondizionati in aggiunta ai 50 miliardi di dollari già stanziati. E dato che un presidente non può spendere un dollaro senza l’approvazione del Congresso, è presumibile una revisione della dottrina Biden. Questa guerra non colpisce solo la Russia. Pesa, seppur in maniera incruenta, anche sugli alleati Nato. Di qui l’opportunità di un recupero di realpolitik. L’America dovrebbe spingere Zelensky ad aprirsi al negoziato e a rinunce territoriali, per esempio la Crimea e alcune province russofone, in cambio di una tregua. Dall’Ovest riceverebbe assicurazioni di sicurezza e aiuti massicci per la ricostruzione. Basterà? ([email protected])