di Alessandro Farruggia ROMA Se ci saranno sanzioni l’Italia è allineata con l’Occidente e farà la sua parte. Ma sa molto bene di essere il più vulnerabile dei grandi Paesi dell’Unione e, per questo, ha chiesto di escludere il blocco all’import di gas. O, se proprio non fosse possibile, di stabilire un meccanismo di compensazione con aiuti Ue per le nazioni che soffrirebbero di più dalla chiusura dei rubinetti di Mosca: Italia e alcuni dell’Est Europa in primis. La richiesta è contenuta in un documento informale consegnato alla Commissione Europea. Da notare che sulla stessa posizione italiana di non bloccare l’export di gas proveniente dalla Russia ci sono la Germania, l’Austria, l’Ungheria, la Slovacchia, la Repubblica Ceca, la Croazia, la Lettonia, la Bulgaria e la Grecia. Nel documento alla Commissione, l’Italia ha detto di "sostenere la preparazione di opzioni credibili, calibrate e sostanziali". Ma ha aggiunto che "le sanzioni dovrebbero essere basate su un’approfondita analisi costi-benefici, che dovrebbe determinare come influenzare la Russia in modo più efficace, preservando la capacità dell’Ue di agire come attore principale nei confronti di Mosca, minimizzando allo stesso tempo l’impatto negativo sugli interessi strategici europei (inclusi gli effetti di sostituzione commerciale a lungo termine)". Semplificando, ha chiesto di valutare selettivamente per non tirarci la zappa sui piedi. Come ha spiegato venerdì Mario Draghi, le sanzioni europee "devono essere concentrate su settori ristretti, senza comprendere l’energia", perché "tutte le sanzioni che impattano direttamente o indirettamente sul mercato energetico vanno a impattare di più sul Paese che importa più gas. E l’Italia ha solo il gas, non ha il nucleare e il carbone ed è più esposta". Secondo esperti come Davide Tabarelli di Nomisma Energia, in caso di conflitto e susseguenti sanzioni il prezzo del gas potrebbe tornare ai livelli di dicembre, oltre i 200 dollari. Secondo uno ...
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