Santuario declassato, parrocchiani in rivolta. E il vescovo esce scortato dai carabinieri

Comacchio, l’unione di Santa Maria Regia e Duomo non piace. Assemblea di fuoco, striscioni e urla contro la Diocesi: "Vergogna"

Il vescovo Gian Carlo Perego parla con i parrocchiani, tenuto d’occhio dai carabinieri

Il vescovo Gian Carlo Perego parla con i parrocchiani, tenuto d’occhio dai carabinieri

COMACCHIO (Ferrara) - Si presero le manganellate dalla Celere, salirono sul tetto, arrivarono a sfilare in mille. Per difendere il loro ospedale – il San Camillo – dal rischio della chiusura. Non è successo nemmeno tanti anni fa – tra il 2000 e il 2014 –, ma solo a Comacchio poteva succedere. Perché in quel paese che ha per simbolo i Trepponti e che vive di pesca, l’orgoglio si taglia a fette.

Come l’altra sera – non per un ospedale, ma per la chiesa – quando molti comacchiesi si sono trovati in parrocchia per dire no alla soppressione del santuario di Santa Maria in Aula Regia. Tesa l’aria, il vescovo Gian Carlo Perego era scortato dai carabinieri. Più volte nella sala gremita della parrocchia riecheggia la parola ‘vergogna’. Il sindaco prende le distanze dagli eccessi, ma difende la sua gente. Lo fa per quella croce che tante volte anche lui ha guardato ma anche perché conosce quel popolo, che non perdona chi non si batte. "La Madonna deve continuare a benedire i nostri bambini". Firmato: le mamme del catechismo.

La frase su un cartellone fa girare lo sguardo anche ai carabinieri, lì per cercare di calmare gli animi. Quella Madonna non si tocca. Le vengono attribuiti miracoli quando ci furono allagamenti, epidemie, guerre. Nelle situazioni più difficili è a Santa Maria in Aula Regia che la popolazione si rivolge. Ci sono persone che ogni giorno vanno in pellegrinaggio al Santuario, con la pioggia o col sole. Un legame fortissimo. Davanti a quella icona – qui si sa tutto di tutti – si inchina anche chi ha sempre detto di non credere. La decisione di accorpare la parrocchia di Santa Maria in Aula Regia a quella del DuomoSanto Rosario non va giù. La protesta sale, sta per nascere una consulta per organizzare un sit-in. Ci si riunisce nelle piazze e nelle strade, dove non si parla d’altro. Per ora è solo un’ipotesi, che però cresce come un’onda.

L’idea – bisbigliata – è scioperare. Lo sciopero del consiglio pastorale che, se scatta, così come avveniva con i consigli di fabbrica, blocca le attività parrocchiali. "Il parroco si troverà a celebrare la messa senza nessuno che l’aiuti", dicono alcuni, mentre il vescovo deve uscire dalla sala dell’asilo adiacente al duomo scortato dai carabinieri.