Sanità, liste d'attesa: allarme da Nord a Sud. "Sei milioni rinunciano alle cure"

Il dossier di Cittadinanzattiva: per una coronarografia si attende più in provincia di Bolzano (44 giorni) che in Puglia (10 giorni). Tempi ridottissimi se si sceglie il privato

La ministra della Salute Giulia Grillo

La ministra della Salute Giulia Grillo

Roma, 19 ottobre 2018 - Regione che vai, sanità che trovi. E non sempre al Nord va meglio che al Sud. Il quadro che emerge dal VI Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, presentato ieri da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, racconta un’Italia in cui le disuguaglianze sui tempi di attesa appaiono sempre più marcate fra le varie aree del Paese. 

Per quanto riguarda la garanzia dei servizi il confronto tra le regioni è impietoso. La maglia nera spetta alla Campania che, insieme alla Calabria, il Ministero della Salute valuta inadempiente rispetto all’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, mentre al primo posto, con ben 85 punti di scarto dall’ultima della lista, eccelle il Veneto.  Se al Nord si investe di più e meglio per l’ammodernamento delle strutture e dei macchinari, con regioni come Veneto, Emilia Romagna, Toscana che hanno sottoscritto il cento per cento delle risorse destinate, il problema delle liste d’attesa affligge anche le aree settentrionali.   Per un intervento di protesi d’anca si attende di più in Veneto (107 giorni) che in Calabria (28 giorni), per una coronarografia più in provincia di Bolzano (44 giorni) che in Puglia (10 giorni) mentre le liste d’attesa per effettuare un intervento di ernia inguinale possono variare dai 156 giorni in Valle d’Aosta ai 31 della Sicilia. A fronte di oltre undici milioni di cittadini, che addebitano a tempi di attesa troppo lunghi la loro rinuncia o il ritardo nell’effettuazione di una prestazione, i maggiori disagi si riscontrano nel Centro Italia e a farne le spese sono, soprattutto, gli anziani sopra i 65 anni.

E sono 6,2 milioni i cittadini che dichiarano di aver rinunciato a una prestazione per motivi economici. Se per l’accesso alle chemioterapie si registrano tempi piuttosto contenuti in tutte le regioni – ad eccezione dell’Umbria dove si attendono anche 20 giorni e della provincia di Trento che, al contrario, con 4,5 giorni registra un’attesa inferiore alla media – per quanto riguarda gli interventi le liste variano nettamente a seconda dell’area geografica. Dal Rapporto emerge, infatti, che i pazienti affetti da tumore al polmone devono attendere circa 13 giorni in Basilicata e Valle d’Aosta, oltre 43 in Veneto e addirittura 61 giorni in Calabria. Per il tumore all’utero i tempi variano, invece, tra gli 11 giorni della provincia di Bolzano e i 34 del Lazio mentre nel caso di intervento per tumore alla mammella l’attesa in lista va dai 16 giorni di Bolzano ai 52 registrati in Valle d’Aosta.    Un'altra eclatante differenza è quella tra pubblico e intramoenia. Per effettuare una visita oculista in Campania, ad esempio, sono necessari oltre 100 giorni a fronte dei 5 se si sceglie il canale intramurario. Una tendenza che si registra in tutte le regioni con numerosi casi limite come i 175 giorni d’attesa nel Lazio per una colonscopia contro i 6 se la prestazione viene effettuata in intramoenia o i 98 giorni richiesti in Lombardia per un ecodoppler venoso nel pubblico contro i 4 giorni se si sceglie la via intramuraria.