San Valentino, storia. La leggenda di un amore

Sabino, Serapia e il vescovo martire

Terni, la statua di San Valentino (Olycom)

Terni, la statua di San Valentino (Olycom)

Roma, 13 febbraio 2017 -  Si dice abbia perso la vita non per un amore, ma per l'amore. San Valentino, patrono di Terni, fu un vescovo romano vissuto a cavallo tra il II e il III (morì a 97 anni nel 273). Patrono degli innamorati (e di Terni), è considerato anche protettore degli epilettici.  

CHI ERA - La sua storia comincia nel 176 dopo Cristo. Nato da una famiglia patrizia, Valentino fu convertito al Cristianesimo nel 197, a soli 21 anni, e divenne vescovo della città umbra. Fu arrestato una prima volta, mentre predicava il Vangelo per le strade di Roma. L'imperatore Claudio II lo invitò ad abiurare la sua fede, ma Valentino da Interamna rifiutò, cercando anzi di convertire il sovrano stesso. Che decise di graziarlo, affidandolo a una famiglia patrizia. Il vescovo continuava a professare la sua religione, crescendo in popolarità e proseliti. Fu per questo che, sotto Aureliano, venne arrestato per la seconda volta. I soldati romani, temendo la reazione della popolazione, per flagellarlo lo portarono fuori Roma, lungo la Via Flaminia. Morì decapitato nel 273, martire della Chiesa. E' qui che l'agiografia si confonde con la leggenda. Secondo alcune fonti, il vero motivo per cui fu giustiziato era l'aver celebrato un matrimonio tra Serapia, cristiana, e Sabino, centurione romano di fede pagana. Si dice che la giovane fosse malata di tisi e che il vescovo abbia accettato di battezzare Sabino per concederere ai giovani innamorati la gioia delle nozze. La cerimonia fu molto rapida: proprio mentre Valentino li benediceva, i due sposi morirono e i loro cuori "furono uniti per l'eternità".

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STORIA - Leggende a parte, è probabile che la festa di San Valentino, che ricorre il 14 febbraio, derivi dai riti pagano dei Lupercalia, dedicati al Dio della Fertilità.  Per la ricorrenza, che cadeva in realtà il giorno successivo, si tenevano festeggiamenti sfrenati, apertamente in contrasto con l'idea dell'amore e la morale cristiana. Le celebrazioni raggiungevano il culmine quando le matrone romane si offrivano, spontaneamente e per strada, per ricevere frustate di un gruppo di giovani nudi, devoti al selvatico Fauno Luperco. Non si esimevano dalle frustate anche le donne in dolce attesa, convinte che il rito fosse propiziatorio per il parto. Fu Papa Gelasio I, nel 496, a 'riappropiarsi' della festa, spostandola al giorno precedente e facendo diventare in questo modo San Valentino, che si celebrava in quella data, il patrono degli innamorati. Per concludere, un piccolo giallo ruota intorno alla ricorrenza. Secondo alcuni studiosi, il vero patrono non sarebbe Valentino da Terni, ma un altro sacerdote vissuto negli stessi anni e, anch'egli, martire decapitato. 

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