Saman, il padre minacciò i genitori del fidanzato

"Se tuo figlio non la lascia, sterminiamo la tua famiglia". Pressioni del clan da mezza Europa sul fratellino della 18enne pachistana

Saman Abbas, 18 anni, pachistana, aveva denunciato i genitori

Saman Abbas, 18 anni, pachistana, aveva denunciato i genitori

di Alessandra Codeluppi

e Daniele Petrone

NOVELLARA (Reggio Emilia)

Le pressioni del ‘clan Abbas’. Prima al fidanzato e alla famiglia dello stesso, poi a Saman per convincerla a tornare a casa. E infine al fratellino, esortandolo a stare zitto. Sono le ombre attorno alla famiglia pachistana della 18enne scomparsa da oltre un mese da Novellara e che si presume sia stata uccisa per il ‘no’ al matrimonio combinato in patria con un cugino. "Se tuo figlio non lascia Saman, sterminiamo tutta la tua famiglia". È la minaccia che Shabbar, il padre della ragazza, avrebbe fatto presentandosi con altre persone a casa dei genitori del fidanzato. Quest’ultimo – stando a quanto ha svelato ieri sera "Chi l’Ha Visto" – ha presentato una denuncia il 9 febbraio scorso sull’episodio intimidatorio. La trasmissione di Rai3 ha pubblicato altri messaggi scambiati tra i due fidanzati. "Ma perché Dio ha deciso che la mia vita deve essere così? Non so cosa fare, mi scoppia il cervello", diceva Saman. "Tu lo sai quanto può essere pericoloso qui per te. Amore, vai dai carabinieri ora", le scriveva lui. "Sì, l’ho pensato", la risposta della ragazza. È proprio dal rifiuto alle ‘nozze forzate’ e la storia d’amore con il ‘pachistano sbagliato’, che nascono i pesanti dissidi con i genitori denunciati da lei stessa ad ottobre scorso.

Un disonore per gli Abbas. I quali da subito – quando la figlia ancora minorenne era stata collocata, tra novembre e dicembre, in una comunità protetta nel Bolognese in seguito all’esposto dei servizi sociali – hanno messo in piedi un’opera di convincimento per farla rientrare a casa. "Sei minorenne, non puoi vivere da sola! I tuoi genitori sono preoccupati. Vogliono che torni a casa a vivere con loro". Queste le parole dette al telefono da un 38enne cugino, l’unico della famiglia rimasto a Novellara, dove lavora nella stessa azienda agricola insieme agli Abbas. "La madre mi diceva di chiamarla per convincerla a rientrare", confida. Poi ci avrebbe provato la madre Nazia con un sms alla figlia. "Ti prego fatti sentire, torna a casa. Stiamo morendo. Torna, faremo come ci dirai tu...". Questo il testo che le sarebbe stato inviato, che gli inquirenti non confermano. Azzardato però sostenere che possa essere stata la "trappola" che abbia portato Saman a decidere di tornare il 22 aprile a Novellara.

E poi ci sono le pressioni a ‘delitto d’onore’ presunto avvenuto (tra il 30 aprile e il 1° maggio), nei confronti del fratellino di Saman. Nelle carte è riportato un messaggio audio di una donna – forse una zia – che sta in Inghilterra, spedito al 16enne il 1° maggio (quando i genitori partono per il Paese d’origine dove sono latitanti) alle 23,26: "Non devi dire niente di più. Mamma stava male e papà l’ha portata in Pakistan. Devi dire questa cosa, ok? Anche nella tua testa dev’essere così...". Ma nelle ultime ore è spuntata un’altra parente che dalla Francia intimava al ragazzino di tacere. Domani il giovane è atteso all’incidente probatorio. Agli inquirenti ha già rivelato che ad ammazzare la sorella sarebbe stato lo zio Danish Hasnain ricercato in tutt’Europa assieme all’altro cugino indagato latitante. Così come si prosegue a scavare nei campi e tra le serre di Novellara per trovare il corpo. Ma Saman sembra essersi dissolta nel nulla.