Venerdì 19 Aprile 2024

Saman, il fratello accusa altri due cugini

Si complica il caso della 18enne pachistana scomparsa. Il ragazzo tira in ballo parenti mai entrati nell’inchiesta: "Odiavano mia sorella"

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di Antonio Lecci

NOVELLARA (Reggio Emilia)

È un mistero senza fine, quello di Saman Abbas, la ragazza pachistana di 18 anni che viveva a Novellara. Un mistero in cui, ogni giorno, si scoprono nuovi dettagli e nuovi particolari. Grazie agli ultimi documenti, emersi dopo la richiesta di scarcerazione avanzata dal cugino Ikram Ijaz, unico indagato in carcere, e bocciata dal giudice del Riesame, si scopre che l’elenco di persone coinvolte, a vari livelli, nel presunto omicidio della diciottenne pachistana, sparita nel nulla da quattro mesi, potrebbe allungarsi.

Dalle dichiarazioni rese, infatti, dal fratello minore della ragazza durante l’interrogatorio di metà giugno, emerge come a spingere il presunto autore materiale del delitto, lo zio Danish Hasnain, sarebbero stati due cugini, differenti da quelli al momento indagati dalla magistratura e di cui, fino ad oggi non si sapeva quasi nulla. "I miei genitori – ha detto il ragazzo nell’interrogatorio – non hanno mai pensato all’omicidio, mai pensato di uccidere. A sollecitare zio Danish sono stati altri due cugini, Irfan e Faktar. Dicevano allo zio che se lei scappava ancora bisognava uccidere. Irfan guardava male mia sorella. La odiava. Sono stati loro a forzare la decisione nei confronti di mio zio e di mio padre. Papà non ha mai pensato di uccidere, neppure di farle del male".

Va detto anche, però, che il fratello di Saman ha sempre cercato di proteggere il padre che, al contrario, la ragazza dipingeva in modo molto peggiore, raccontando di episodi di violenza e di grande collera anche a causa del vizio di bere. In alcune sue dichiarazioni rese a novembre, Saman aveva raccontato pure di un lancio di un coltello diretto a lei, ma che aveva ferito alla mano il fratello minore. Il padre aveva poi chiuso la porta a chiave per evitare che il ragazzino fosse portato in ospedale.

Il ragazzo ha poi rivelato che proprio il 30 aprile, al pomeriggio, nella casa degli Abbas, a Novellara, si era tenuta una "riunione di famiglia" per discutere sul da farsi di fronte all’intenzione di Saman di andarsene da casa. E la decisione finale sarebbe dipesa anche dalla volontà di alcuni parenti del Pakistan, molto influenti e pericolosi, tanto da essere direttamente collegati alla mafia di quel Paese. Proprio questa situazione aveva spinto il fidanzato di Saman a mettere in guardia la ragazza dalla sua stessa famiglia, dopo che anche alcuni suoi parenti in Pakistan erano stati minacciati da familiari degli Abbas. In quella riunione si era parlato di "fare a pezzi la ragazza" e portare il suo corpo smembrato a Guastalla.

Su queste dichiarazioni, gli investigatori hanno fatto diverse verifiche. Cercando con le telecamere eventuali auto sospette di passaggio verso Guastalla in quella notte e provando a cercare tracce di sangue di Saman nella zona in cui sarebbe stata uccisa anche con il supporto dei cani. Non ci sono stati, però, riscontri. E così le ricerche sono proseguite a Novellara. L’avvocato Claudio Falleti, che assiste Ayub Saqid, fidanzato di Saman, dichiara di aver presentato un ricorso all’Onu per chiedere che si continui a ricercare gli indagati, dopo che il 12 luglio sono state interrotte le ricerche del corpo della giovane.