"Saman è viva, l’hanno segregata". Il fidanzato: rapita da zio e cugino

Il sospetto e la speranza: i due parenti irreperibili perché sono con lei. Potrebbero essere in Francia o Spagna

Saman Abbas

Saman Abbas

"Lei mi chiamava Jaan, amore. Saman era dolce e bellissima. Si fidava di me. Mi diceva: sei la luce nel buio della mia vita. E io sono disposto a immolare la mia di vita pur di salvarla. Perché no, io non penso che sia morta. Me lo dice il cuore e me lo dice la testa. Secondo me è viva, tenuta segregata da qualche parte dallo zio Danish e dal cugino Nomanhullaq. Che, non a caso, sono irreperibili esattamente come i genitori di Saman".

Ajub Saquib, 21 anni, pakistano punjabi, è il fidanzato di Saman la ragazza di Novellara che si teme sia stata uccisa per aver rifiutato un matrimonio combinato. Ma Ajub non crede che sia morta. Il ragazzo vive in un piccolo villaggio della Ciociaria, del quale non facciamo il nome per tutelare Ajub.

Il fidanzato: "Forse rapita da una donna"

Teme di essere ucciso?

"Il padre di Saman mi disse: scappa dove vuoi e io ti trovo e ti ammazzo. Io sono sicuro che prima o poi lui o persone mandate da lui mi raggiungeranno e mi uccideranno, perché sanno che io combatterò sempre per Saman. E quindi o loro verranno arrestati o io morirò. Ma va bene così, faccio quello che devo fare. Per Saman, tutto".

Il cugino chiede di essere scarcerato

Su che basi afferma che Saman è ancora viva?

"Potrei dire che me lo dice il cuore, ed è vero. Potrei ricordare che la sogno ogni notte, prigioniera dietro delle sbarre o in una piccola stanza. Piange, piange sempre, e mi dice: amore, aiutami. Ma c’è molto di più. Innanzitutto non mi fido del fratello di Saman, che prima ha detto che a andata via poi che era stata uccisa. Secondo me il suo è un depistaggio per nascondere il fatto che lei è stata sequestrata. Per questo non è fuggito con i genitori. Gli hanno detto di recitare una parte per sviare le indagini e lui lo sta facendo".

Chi l’avrebbe sequestrata?

"Suo zio Danish Hasnain e suo cugino Nomanhulaq che non a caso sono irreperibili. E non perché l’hanno ammazzata. Sono scomparsi perché sono con lei. E secondo me del rapimento è responsabile anche l’altro cugino Irfan, che oggi nega ogni responsabilità. E magari altre persone che non so".

Dove potrebbe essere tenuta prigioniera?

"Non ne ho idea, forse in Italia, forse in Francia o in Spagna. In Francia la famiglia di Saman ha dei parenti. Ricordo che suo cugino Ikram Ijyaz è stato fermato in 21 maggio dalla polizia francese a Nimes, nel sud della Francia, su un pullman diretto a Barcellona. E il 10 maggio la polizia italiana fermò casualmente per un controllo suo zio Danish proprio a Imperia, mentre era con il fratellino di Saman. Probabilmente stavano andando pure loro in Francia, o in Spagna. Mi paiono indizi importanti, bisogna fare più pressione sul cugino Irfan e sul fratello di Saman. Loro sanno. Perchè Saman una volta mi disse: qualsiasi cosa fanno in famiglia, tutti lo sanno, sono come una cosa sola".

Gli inquirenti pensano che purtroppo Saman sia stata uccisa.

"La famiglia di Saman se voleva uccidere qualcuno poteva uccidere me e il problema sarebbe stato risolto. Non c’era bisogno di uccidere la loro figlia. Per questo credo che l’abbiamo rapita, per farla sposare a forza. Lancio un appello ai fratelli pakistani: chi ha visto, chi sa, se esiste, mi aiuti. E lo stesso agli amici italiani: la vostra partecipazione mi commuove davvero, vi prego di continuare ad essermi vicini, qualsiasi indizio abbiate, rivolgetevi ai carabinieri, che sono fantastici per come stanno impegnandosi".

Come naque il vostro amore?

"Ci siamo conosciti su TikTok, nell’agosto 2020, e da allora abbiamo preso a chattare, prima da amici poi sempre più innamorati. E il 17 gennaio 2021, finalmente, ci siamo incontrati per la prima volta alla stazione di Bologna. Siamo rimasti folgorati, abbiamo capito che dovevamo sposarci. Ce lo siamo promessi ma la sua famiglia le ha detto che non sarebbe mai avvenuto. Saman mi ha raccontato cosa successe quando, prima di conoscermi, rifiutò di sposare suo cugino: insulti, minacce di morte e botte. La trattavano come fosse un oggetto loro ".

Qualcuno ha commesso errori?

"Nella comunità dove era ospitatata dovevano farle fare i documenti per sposarci. Lei è tornata a casa dai suoi solo per farli. Se glieli avessero dati in comunità, dopotutto aveva compiuto 18 anni, si sarebbe evitata questa follia".

Cosa direbbe oggi a Saman, se potesse parlarle?

"Io non smetterò mai di lottare per te. Mai. Ma non serve dirlo, perché lei lo sa".

(Ha collaborato Alessandra Codeluppi)