Mercoledì 24 Aprile 2024

L’omicidio di Saman: "Ora nessuno parli". Così la famiglia killer giurò sul Corano

La rivelazione di un detenuto: me lo ha raccontato il cugino in cella. L'accordo dopo il delitto della 18enne contraria a un matrimonio combinato

La 18enne Saman Abbas è sparita nella notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021

La 18enne Saman Abbas è sparita nella notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021

Novellara (Reggio Emilia), 30 settembre 2022 - Onore, Islam, morte: tre dimensioni che, seppur distinte, finiscono per mescolarsi, nella tragica vicenda di Saman Abbas, la 18enne di Novellara, in provincia di Reggio Emilia, che, secondo la Procura, sarebbe stata eliminata dai parenti perché si opponeva al matrimonio combinato in Pakistan ed era malvista per il suo stile troppo occidentale. Il sacro sarebbe stato invocato anche per suggellare un assassinio.

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"Tutta la famiglia ha fatto un accordo, tipo giuramento sul Corano, di non rivelare mai l’omicidio e le modalità di esecuzione, che riguardava i partecipanti e le persone a conoscenza dei fatti". A raccontarlo, in marzo, alla polizia penitenziaria, è stato un detenuto: sostiene di aver appreso alcuni particolari sulla fine di Saman da un altro carcerato, a cui Ikram Ijaz, cugino della ragazza, avrebbe confessato la propria partecipazione al delitto. Lui è uno dei cinque parenti imputati per la morte della giovane, oltre ai genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen – tuttora latitanti in Pakistan –, lo zio Danish Hasnain e l’altro cugino Nomanulhaq Nomanulhaq. Era stato lo stesso fratello minorenne di Saman, costituitosi parte civile nel processo che inizierà in febbraio, a fare riferimento a una miscela di religione e delitto d’onore – in urdu il karo kari – ancora diffuso nella zona di origine degli Abbas. Lui raccontò agli inquirenti nel maggio 2021, due settimane dopo la sparizione della sorella: "Saman era musulmana, ma non si comportava come tale. Nel nostro Corano c’è scritto che se una smette di esserlo, dev’essere sepolta viva con la testa fuori dalla terra e poi uccisa con un lancio di sassi contro la testa. In Pakistan viene fatto. Nel Corano è scritto così, ma io non l’ho mai visto. Tutti i miei parenti mi raccontano queste cose".

Il mancato rispetto dei costumi tradizionali emerge anche dalle voci raccolte in carcere: "Il detenuto mi ha raccontato che una sera Ijaz, guardando un articolo di giornale sulla scomparsa di Saman, ha iniziato a piangere. Alla domanda sul perché, visto che lui non aveva fatto nulla, si è confidato ammettendo di aver partecipato all’omicidio". Dichiarazione che dovrà essere vagliata nel dibattimento: la difesa di Ijaz ha fatto sapere in passato che lui si proclama innocente. Dopo essersi soffermato su presunti dettagli dell’esecuzione della ragazza, svela un altro presunto piano di morte che avrebbe coinvolto Ijaz e Hasnain: "I due pakistani hanno anche riferito che devono completare la loro missione uccidendo il fidanzato di Saman".

Lui , Ayub Saqib, è un connazionale che vive in Italia. Saman lo conobbe su Tik Tok nell’agosto 2020; poi, nell’aprile 2021, sarà lei stessa a spiegare ai carabinieri che suo padre Shabbar, in gennaio, era andato in Pakistan per minacciare i parenti di Ayub che avrebbe ucciso lui e loro se non avesse interrotto la storia con la 18enne. La foto proibita di un bacio per strada tra i due giovani, emerge dagli atti processuali, ha irrigidito ancora di più i parenti.