Quirinale. Salvini, ultimatum a Berlusconi. "Numeri chiari o un altro candidato"

Il Capitano: il nome entro lunedì. L’obiettivo è evitare che il Cav pensi di ritirarsi per poi dare lui le carte

Che il fuoco covasse sotto la cenere, nel giro di Arcore l’avevano intuito, tanto che il Cavaliere ieri non è partito per Strasburgo preferendo partecipare da remoto alla riunione dell’europarlamento per la commemorazione di David Sassoli. I timori diventano realtà nel primo pomeriggio quando Salvini, dopo un’incursione al Senato, convoca i giornalisti per lanciare due messaggi: "Berlusconi faccia i suoi incontri, ma la deadline per la candidatura è prima che si cominci a votare". A quel punto, lunedì prossimo, se Silvio non sarà più in campo, "la Lega farà una proposta che penso sarà convincente non per tutti ma per tanti". Significativo che Salvini – pur essendo formalmente il capo della coalizione – parli di una proposta del suo partito e non dell’intera destra. E poco importa se il nome ce l’abbia in canna: usando quella formula mette in un angolo Forza Italia e Fd’I, e questo non depone a favore della stabilità dell’alleanza.

A Villa San Martino non la prendono affatto bene. Il tentativo di mettere la pietra tombale sui sogni quirinalizi dell’ex premier – accompagnato peraltro da rumors rimbalzati dal Nazareno che davano per imminente un passo indietro di Silvio – viene rispedito al mittente. Una prima telefonata tra il Cavaliere e Salvini è tesissima, malgrado le rassicurazioni del leghista, che garantisce d’essere stato male interpretato, sull’immutato sostegno. "Non c’è dubbio che il profilo del presidente Silvio Berlusconi sia quello più autorevole. Ogni tentativo di creare polemiche o contrapposizioni fittizie, utili sono agli avversari politici, sarà dunque respinto", avvertono fonti forziste. I due leader si risentono più tardi e da entrambe le sponde giurano che vanno d’amore e d’accordo. Al vertice che si terrà giovedì o venerdì il compito di fare chiarezza.

Ciò a cui Salvini, indossando i panni di king maker mira a impedire è che Berlusconi possa ritirarsi indicando contestualmente il nome del suo successore. Forse Draghi, perché la visita a sorpresa di Gianni Letta venerdì a Palazzo Chigi ha seminato dubbi, e resiste il sospetto che il ciambellano di Arcore sia andato a fornire garanzie al premier tramite il capo di gabinetto Funiciello. Oppure,un altro esponente della destra, previo accordo su quella nomina a senatore a vita che per il capo di FI resta la seconda opzione dopo il Colle. In una situazione comunque tesa, malgrado il tentativo di metterci una toppa, non è affatto escluso che Salvini speri di liquidare il prima possibile la candidatura di Berlusconi per poi mettere in campo lui, con l’appoggio di Renzi e di Toti, un nome di destra. Con un capo dello Stato di sua fiducia (da Moratti a Pera passando per Casini e la Casellati) e un anno di legislatura per modificare in senso proporzionale la legge elettorale dopo le elezioni politiche avrebbe tutte le strade aperte.

Calcoli che non tengono conto però di obiettivi ben diversi di entrambi gli alleati: Berlusconi non ha alcuna intenzione di vedere insediato al Colle nessun esponente della destra che non sia lui stesso e se considera la possibilità di ritirarsi ove i conti restassero in rosso (anche per sperare di dare le carte), per ora assicura d’essere deciso ad andare avanti. Per Giorgia Meloni la sola possibilità di uscire bene dall’agone delle elezioni presidenziali è il passaggio di Draghi dalla presidenza del consiglio a quella della Repubblica. Insomma la strategia di Salvini non è perdente in partenza, ma certo non è neppure facile che il colpo gli riesca. Ecco perché dal Pd non disperano che alla fine la pallina quirinalizia si fermi sul nome di Super Mario.

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