Ius Scholae, ddl sulla cannabis, persino i balneari e il caro-gasolio: tutti i fronti anti-governisti della Lega, partito di governo, temuti e annunciati per mesi, alla fine sono arrivati tutti insieme a minare la tenuta dell’esecutivo. L’occasione è il dibattito alla Camera sullo Ius Scholae, la norma – una bandiera del Pd – che punta a concedere in automatico la cittadinanza agli stranieri di seconda generazione che abbiano completato almeno un ciclo di studi in Italia. Un tema identitario su cui il Carroccio, uscito malconcio dalle Amministrative, ieri ha costruito barricate più alte di quanto anche i più pessimisti, nel governo, potessero immaginare. A suonare la sveglia ai suoi è il segretario Matteo Salvini, che ieri al termine di una giornata di dichiarazioni e malumori sempre più espliciti nei confronti della sua stessa maggioranza, ha riunito i suoi deputati in un lungo summit serale e consegnato, nel frattempo, al capogruppo Riccardo Molinari un messaggio chiaro e tondo per il premier Draghi: "Il governo si occupi del rincaro del gasolio o per noi è difficile restare", ha tuonato. E se questo ieri era il clima che si respirava alla Camera, l’aria in Senato non era certo migliore. Il terreno di scontro, in quel caso, è stato un emendamento di Fdi che di fatto chiede di escludere dalla direttiva Bolkestein i balneari. Un provvedimento in aperta contraddizione con quanto prevede la legge sulla concorrenza, su cui si è spaccata la maggioranza per compattare il centrodestra, per la prima volta dopo mesi. Alla fine è un nulla di fatto, nonostante i voti di Fd’I, Lega e Fi, in un centrodestra che torna unito. Il resto della maggioranza tiene con 102 voti contrari contro 83 sì e i 6 astenuti, ma la spaccatura da oggi sarà ben evidente. Anche perché la partita dello Ius Scholae a Montecitorio è soltanto cominciata. Con Salvini che ieri accusava Pd e Cinquestelle di non rispettare i delicati equilibri che reggono l’esecutivo di unità nazionale. E gli attacchi anche molto duri: "È incredibile, vergognoso e irrispettoso per gli italiani – sono le parole del segretario leghista – che in un momento di crisi drammatica come questo, la sinistra metta in difficoltà maggioranza e governo insistendo su cittadinanza agli immigrati e cannabis anziché occuparsi di lavoro, tasse e stipendi". Il secondo fronte su cui torna a saldarsi anche alla Camera il centrodestra è quindi il disegno di legge sulla cannabis. A fare eco a Salvini su ambo i temi è infatti Giorgia Meloni, che dopo le divisioni e gli strappi dei giorni scorsi, ieri con una battuta aveva cantato a Salvini e Berlusconi la sua ’Ricominciamo’. La leader di Fd’I ha annunciato infatti la richiesta del suo partito di stralciare i due provvedimenti "ideologici e fuori dal mondo, portati avanti da una sinistra Pd-Cinquestelle ormai lontana anni luce dal mondo reale e dai problemi concreti dei cittadini". Contrario, ma con meno boria, il partito di Silvio Berlusconi, che chiede non ci siano "forzature d’Aula". I Dem e i 5Stelle tirano dritto: "È una legge attesa da trent’anni". La guerra, insomma, è appena cominciata. red. pol.