Mercoledì 24 Aprile 2024

Salvini presenta il conto al governo "Basta coi no alle nostre richieste"

Il leader leghista ricompatta le fila del partito. Ma il suo progetto di federazione non decolla

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di Antonella Coppari

Autocritica? Neanche a parlarne. Per Matteo Salvini i passi falsi nella trattativa per il Quirinale sono figli dei suoi alleati: "È mancato un pezzo di coalizione". Nel primo consiglio federale dopo il voto non cambia di una virgola la strategia. Scuote il partito: "Prendetevi le vostre responsabilità, mettete la faccia sulle scelte". E presenta il conto a Palazzo Chigi, squadernando la lista di richieste che vuole portare a Draghi quando lo incontrerà "nelle prossime ore": no alla riforma del catasto, no a nuove restrizioni sanitarie, no alla distinzione tra bimbi vaccinati e no nelle scuole, intervento drastico contro i rincari delle bollette, impegno contro l’immigrazione a difesa dei confini.

Chi pensava che il divorzio da Giorgia Meloni e la riconferma di Mattarella ("ne rivendico la scelta") fossero il prologo a una svolta moderata del leghista sarà deluso. La Lega resta un partito di lotta e di governo. "Il premier non può respingere sempre le nostre richieste", il ragionamento. Almeno in parte, si tratta di richieste astute. Il Capitano sa che il primo a non volere nuove restrizioni, salvo un drammatico aggravarsi della situazione, è Draghi. Più spinoso il fronte delle bollette e dei rincari energetici che si profila come come la vera emergenza da affrontare. A esigere un nuovo scostamento di bilancio sarà l’intera maggioranza, non solo Salvini. Potenzialmente esplosiva rimane la mina del catasto e quella di Montepaschi, ma si vedrà.

In questo quadro, si colloca la preoccupazione di Giorgetti. Il titolare del Mise segue il consiglio federale in rete per un’ora, prima di essere richiamato dai doveri ministeriali: in tempo per condividere (come tutto lo stato maggiore) la relazione del capo, e per rimarcare che con un maggioranza così larga "sarà complicato" per l’esecutivo arrivare al 2023. Non sarà facile portare a casa dei risultati – sottolinea il numero due del Carroccio che nella riunione non fa cenno alle dimissioni – il governo vive un momento difficile.

Dopo Draghi, Salvini richiama all’ordine i colonnelli: "Se scopro chi sparge veleno con i giornalisti trincerandosi dietro l’anonimato, lo caccio". Fa invece buon viso a cattiva sorte di fronte all’esplosione del centrodestra dove c’è Berlusconi che boccia la federazione a lui cara: "L’ho proposta io per primo, ma non può essere una fusione a freddo". La Meloni a riconciliarsi non ci pensa affatto, quanto al formicaio centrista cerca casa guardando verso Renzi. Eppure, Salvini assicura: "La Lega è compatta, e io ricostruirò il centrodestra". Non vuole apparire come quello che ha scelto di rompere, per questo insiste sulle "porte aperte" a tutti. Nella sostanza, però, non fa nulla per ricostruire l’unità del centrodestra, missione probabilmente impossibile. Anzi, apre il fuoco sul presidente della Liguria, Toti, considerato un traditore, proprio nelle ore in cui la delegazione leghista lascia l’aula per protesta: "Se uno è governatore, assessore al Bilancio e alla Sanità o è Superman oppure..". Segno forse che ha deciso in cuor suo che l’unica via d’uscita è il ritorno al proporzionale. Ognun per sé, del futuro non v’è certezza.