Martedì 16 Aprile 2024

Salvini ora è decisivo Ma dev’essere invogliato

Le pressioni sul premier per restare a palazzo Chigi sono sempre più importanti. Il capo della Lega deve ottenere qualcosa, altrimenti staccherà la spina

Bruno

Vespa

Lo voglia o no (la cosa incredibilmente non è chiara), Giuseppe Conte sta facendo di tutto perché Mario Draghi confermi le dimissioni e si vada alle elezioni.

Prima ha ordinato il ritiro dei suoi ministri, poi di fronte alla rivolta degli interessati ci ha ripensato. Oggi sentirà i suoi parlamentari e non si esclude che la decisione finale la prendano gli iscritti. Così, in uno dei momenti più difficili del dopoguerra, l’Italia viene prima impiccata a un termovalorizzatore e poi forse al parere di qualche migliaio di rispettabili signori che votano on line. Questa sarebbe la democrazia.

E Draghi? Dignità e carattere gli suggeriscono di mollare. Se perde un pezzo del suo governo, cade l’unita nazionale. Se non lo perde, avrà una navigazione tempestosa perché le campagne elettorali non sono mai una cena di gala.

Le pressioni perché resti fino alla fine dell’anno sono tuttavia formidabili. Ed è possibile che a quelle interne si aggiungano quelle internazionali. Guerra, crisi energetica, inflazione e crisi sociale sommate alla conclusione del Pnrr e alla legge di bilancio richiederebbero mano ferma fino a dicembre per poi votare ai primi di marzo. (La scadenza di maggio, caldeggiata dal centrosinistra e non ostacolata dal Quirinale, non sta più in piedi). A questo punto, soffocando la dignità offesa con i doveri di un autentico servitore dello Stato, Draghi potrebbe restare. Con un governo senza grillini.

E la Lega? Salvini spesso è un pasticcione, ma mettiamoci nei suoi panni. Poco prima di entrare nel governo, la Lega era il primo partito con il 23,6 per cento, sette punti più di Fratelli d’Italia. Oggi il rapporto si è invertito. Noi siamo convinti che la Lega abbia fatto bene a entrare al governo e a restarci. Ma se Draghi dovesse andare avanti, qualcosa la Lega dovrebbe pur avere. Altrimenti le pulsioni per staccare la spina sarebbero forti.

Lo stesso discorso, sia pure in misura più ridotta, varrebbe per Forza Italia. In conclusione: il centrodestra unito ha tutto l’interesse a votare a ottobre. Se per il Superiore interesse eccetera eccetera (e per non ritrovarsi un ‘Italia in brandelli) accettasse di restare al governo, qualche piccolo dividendo dovrebbe pur averlo…