Salvini lancia candidati a raffica Nel centrodestra è ancora stallo

Il leader leghista frena Casini e propone Frattini, Cassese, Massolo. L’idea per oggi è di votare un nome per contarsi

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di Elena G. Polidori

Da "grande regista" e "king maker", incoronato da un centrodestra convinto di avere la golden share per la successione di Mattarella, a trottola impazzita che nel giro di poche ore "brucia" sull’altare di un’improvvisazione priva di strategia e lungimiranza prima Pier Ferdinando Casini, su cui ieri sembrava raggiunto un accordo, poi quello di Sabino Cassese, passando per quello dell’ex ambasciatore atlantista ed ex capo del Dis Giampiero Massolo (nome portato ieri sera sul tavolo del vertice del centrodestra) e infine per quello del presidente del Consiglio di Stato, Franco Frattini, su cui era già stato dato un forte stop non solo da parte del centrosinistra, ma anche da ambienti centristi e da una parte consistente di Forza Italia.

Al termine della giornata, ad ascoltare Luigi Brugnaro, sembrava certo, per stamattina, l’indicazione di un nome durante il voto per potersi contare (i rumors dicono: Casellati o Nordio). Alle 9 della mattina è previsto comunque un nuovo vertice. Il leader della Lega, Matteo Salvini, ieri sembrava non sapere più che pesci prendere. Pressato da una Giorgia Meloni sempre più decisa a portare a casa più che un nome per il Quirinale la successiva crisi di governo e le elezioni anticipate, Salvini si è trovato davanti a tre strade diverse: la prima, quella che conduceva a un nome di centrodestra; la seconda a una figura che potesse compattare tutti; la terza quella di evitare accelerazioni, con la possibile conseguenza di una guerra di nervi con l’ex fronte giallorosso e magari anche con gli alleati.

Decisioni da prendere e di cui prendersi la responsabilità che, tuttavia, sono rimaste sulla carta e che si sono concretizzate solo in una girandola di nomi, comunicati più volte da Salvini alla Meloni che dovendo pronunciarsi su un tecnico, ma preferendo un nome di centrodestra (Frattini indiscutibilmente lo è) ha creato ulteriore confusione indicando prima Cassese e poi la Belloni. Un caos nel caos. Il tutto mentre il coordinatore azzurro, Antonio Tajani, vedeva Mario Draghi a palazzo Chigi per ribadire che la linea del partito non era cambiata nel frattempo, ovvero che per FI l’ex numero uno della Bce deve rimanere al governo.

Frattini e Massolo. Nomi buttati là, forse bruciati, nel segno di tatticismi che, nella testa del leader della Lega, hanno comunque uno scopo comune: prendere tempo. E consentirgli di uscire dall’angolo: in gioco, prima di tutto, il suo ruolo di kingmaker del centrodestra e che ora rischia di spaccare la coalizione. Esplicita, più di altre, la posizione di Ignazio La Russa sull’attuale presidente del Consiglio di Stato: "Frattini è persona stimabile", è la premessa, ma sottolinea: "Non mi risulta che sia nelle recenti interlocuzioni del centrodestra, di sicuro non con Fratelli d’Italia. Non mi piace il metodo". Quindi rileva: "Se non c’è nella rosa di nomi che abbiamo indicato, mi pare difficile che spunti all’improvviso".

Centrodestra spaccato, quindi, e con un "uomo solo al comando". Una dinamica che era già apparsa chiara in mattinata, quando la coalizione ha deciso di astenersi alla quarta votazione, la prima a quorum ridotto, ma non all’unisono. Proposta da FI e accettata dalla Lega, la scelta non è andata giù a Meloni che non ha nascosto l’irritazione, alimentando il film di "Giorgia vs Matteo" che da giorni tiene banco, e non solo nelle scelte di voto. E poi i malumori all’interno della Lega, alimentati dal fronte più governista del partito, capeggiato dai presidenti di regione. Non a caso in Transatlantico un governatore osservava che Salvini sta giocando la sua partita, ma non si capisce qual è lo sport. Ieri notte il Capitano, da par suo, prometteva che oggi ci saranno i "passaggi risolutivi". Ma anche ieri mattina aveva garantito qualcosa di simile: "Sto lavorando nell’ambito del centrodestra che rimane quella la via maestra". Poi quella “mossa“ su Frattini del Capitano, la foto più nitida di un centrodestra ancora in piena confusione.