di Ettore Maria Colombo
Una telefonata allunga la vita, in questo caso quella del centrodestra, che rischiava di finire in frantumi. Dopo giorni in cui si sono guardati in cagnesco e si sono ben guardati dal parlarsi di persona, ma anche dopo giorni di lavorio dei rispettivi pontieri, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si sono finalmente telefonati e Giorgia Meloni ha fatto molto per mettere pace tra i due. Ma è stato Salvini, che aveva molte più cose da farsi perdonare (lo ‘scippo’ di ben tre deputati azzurri a FI, le accuse di inciuci con il Pd e soprattutto l’emendamento anti-Mediaset, poi prontamente ritirato), a chiamare il Cavaliere.
La telefonata è stata definita, da entrambi gli staff, "cordiale". I due leader si sono ribaditi reciprocamente l’unità della coalizione di centrodestra e la solidità dell’alleanza tra Lega, Fd’I e FI in vista dei prossimi appuntamenti parlamentari, ma anche delle amministrative. A ragguagliare i media sulla telefonata è stato Salvini, che aveva una gran fretta di "fare pace", ben più del Cavaliere.
"Con Berlusconi – ha raccontato il leader leghista – abbiamo parlato di tasse, di lavoro e concordato la battaglia comune del centrodestra, in Aula, su pochi obiettivi e per portare a casa alcuni risultati importanti per gli italiani che soffrono". Poi Salvini ha annunciato la (presunta e tutta da verificare) novità politica all’orizzonte per il centrodestra del futuro: "Penso a una federazione, a lavorare insieme, unire cuori, per portare al governo soluzioni concrete". Oltre all’idea di un maxigruppo parlamentare dei tre partiti che lavori e voti sempre insieme.
Al di là delle chiacchiere e della propaganda, però, la sola vera novità che dovrebbe segnare un atteggiamento comune dei tre partiti è, per ora, che Salvini apre alla possibilità – apertamente sostenuta da Berlusconi e da FI – di votare sì al nuovo scostamento di bilancio che sta per chiedere il governo, la prossima settimana.
"Se ci spiegano come usano i soldi, siamo disponibili a sostenere le proposte del governo, purché siano aiuti concreti e non monopattini" è il mezzo sì, pur vago, di Salvini. In cambio, è ovvio che FI, che ha già rinunciato alla richiesta di un relatore di minoranza sulla manovra e anche a ogni velleità di una sua parte, quella legata a Mara Carfagna, di entrare al governo, accetta di restare ferma nel perimetro dell’opposizione.