Salvini e Di Maio rompono il silenzio elettorale, Pd e Leu all'attacco

Da sinistra coro di fischi, "irrispettosi dei cittadini". Ma la legge lo consente e tre anni fa la Pd Moretti fece lo stesso

Matteo Salvini e Luigi Di Maio (Ansa)

Matteo Salvini e Luigi Di Maio (Ansa)

Roma, 10 giugno 2018 - Ieri Di Maio, oggi Salvini. I vicepremier ministri rompono il silenzio elettorale sui social network, coperti di fischi a sinistra. Pd e LeU - stavolta d’accordo - vanno all'attacco. Il segretario reggente dei dem, Maurizio Martina, non si capacita: “È grave che a seggi aperti per le elezioni comunali proprio il ministro dell’Interno si lanci nell’ennesimo spot elettorale per il suo partito. In nessun paese moderno sarebbe consentito. Abbiamo due vicepremier che anziché governare nell’interesse generale pensano solo alla propria propaganda e questo segna una deriva pericolosa che non può essere sottovalutata”. Franco Mirabelli, vicepresidente dei senatori Pd, incalza: “Arroganza e scarsa cultura democratica del governo del cambiamento”. In linea Nicola Fratoianni di LeU, segretario nazionale di Sinistra Italiana, che vede “il Paese in mano ad un ceto politico senza senso dello Stato, affamato solo di potere”. Matteo Ricci, sindaco dem di Pesaro e responsabile Enti locali per il partito, è incredulo: “Non si erano mai visti ministri così irrispettosi dei cittadini e senza alcun senso delle regole e delle istituzioni”. La posta in gioco è alta, il nervosismo alle stelle. E pazienza se la legge sul silenzio elettorale - prima versione del ’56, rivista nel ’75 - non è mai stata estesa a web e social. Corsi e ricorsi. Perché a maggio di tre anni fa, quando sfidò il doge Luca Zaia nella corsa alla presidenza del suo Veneto, anche la democratica Alessandra Moretti, chiese la fiducia agli elettori su Facebook proprio durante il silenzio elettorale. Il resto è cronaca: ladylike finì asfaltata.