Salvini boccia Draghi al Colle "Resti premier, c’è molto da fare"

Non si ferma il pressing su Mattarella, anche se l’attuale presidente ha già detto di non volere il bis

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di Ettore Maria Colombo

Draghi no, al Colle non ci può proprio andare, deve restare dov’è. Lo dice pure l’Economist, figurarsi i leader di partito che vogliono tutti (tranne Meloni) che Draghi resti a palazzo Chigi. E, poi, c’è la pandemia che rialza la testa da affrontare, tra variante Omicron che impazza e risalita dei contagi, che sotto le Feste possono esplodere, con conseguente ‘gelata’ sulla ripresa economica. Senza dire che nessuno degli attuali ministri (Franco, ma pure la Cartabia) è ritenuto capace di tenere in piedi la (slabbrata) maggioranza attuale. Anche Salvini spezza una lancia perché Draghi svolga i suoi ‘compiti’ nella sua posizione attuale: "Io faccio lo sforzo di stare in maggioranza con il Pd e lui se ne va? Abbiamo prolungato lo stato d’emergenza fino al 31 marzo e lui se ne va?", si chiede ironico. "Se resta lo stato di emergenza – pontifica Salvini – resta pure Draghi. È giusto che il premier continui, non è facile che, se sposti una pedina, poi resta tutto com’è". "L’importante – insiste – è la tenuta dell’esecutivo", che ha ancora tanto da fare. "A gennaio – dice il leader della Lega, impegnato, a Palermo, nel processo Open Arms – non vorrei che gli italiani passassero le giornate davanti a un Parlamento che non riesce a decidere un presidente della Repubblica. Il mio obiettivo è di decidere presto, bene e se non tutti insieme, a larga maggioranza senza escludere nessuno. Ma a differenza di Letta che dice: ‘vanno bene tutti, però Berlusconi no’, io mi siedo al tavolo ascoltando tutti e se Berlusconi avesse i numeri..." (i puntini indicano che Salvini non esclude la possibilità).

Luigi Di Maio dice e ridice, al Corsera come nei conversari con i suoi, che "bisogna lasciare il premier fuori dai giochi politici e dal toto-nomi", ma avverte pure che "i franchi tiratori crescono". Il che, però, non vuol dire che Di Maio, parte attiva e propositiva del M5s, a differenza di Conte, non voglia sedersi al tavolo con gli altri leader per trovare una "soluzione condivisa" che eviti l’ascesa al Colle di Silvio Berlusconi. Nome che ‘tenta’ anche una decina di grillini doc, oltre ai tanti ex M5s che vegetano nel gruppo Misto. Berlusconi no, però, non è il profilo adatto, scuotono la testa in tanti, specie nel Pd e nel M5s. Il guaio è che se il leader dem in persona è convinto che "faremo una scelta insieme, largamente supportata dalle forze politiche e sono convinto che sarà una buona scelta", per poi aggiungere che "dovrà essere una scelta con il più largo consenso possibile, dovremo parlare con tutti e parlarci, ma funzionerà e sono ottimista". Anche se i parlamentari dem, nei loro conciliaboli, non sono mica così tanto ‘convinti’ che ‘andrà tutto bene’. Resterebbe, come ultima speranza, ultima Thule, il ritorno, per disperazione, di Sergio Mattarella. Lui ha detto di no, ma di fronte a una conclamata indisponibilità (non voluta né cercata, ma reale) di Draghi ad ascendere al Colle, chissà che, magari, non ci ripensi e non si realizzi, appunto, il binomio perfetto: Draghi a Chigi e Mattarella bis.