Uggetti: "Salvini, aspetto anche le tue scuse. Il carcere mi ha distrutto la vita"

L’ex sindaco di Lodi soddisfatto per le parole del ministro "Inaccettabile il tifo becero"

L’ex sindaco (Pd) di Lodi, Simone Uggetti, dopo l’assoluzione della Corte d’Appello (Ansa)

L’ex sindaco (Pd) di Lodi, Simone Uggetti, dopo l’assoluzione della Corte d’Appello (Ansa)

"Bene le parole di Di Maio, ma ora è il momento di aprire una riflessione più ampia". Così Simone Uggetti, 47 anni, ex sindaco dem di Lodi, assolto dall’accusa di turbativa d’asta nei giorni scorsi dopo cinque anni con una sentenza della Corte d’Appello per non aver commesso il fatto, ha commentato le parole di Luigi Di Maio che con una lettera ha presentato le pubbliche scuse per aver alimentato la gogna mediatica nei giorni successivi al suo arresto del 3 maggio 2016. Una vicenda che fece molto discutere a livello nazionale per le modalità. Nel 2016, l’attuale ministro degli Esteri si schierò infatti contro l’ex primo cittadino per chiedere le sue dimissioni, il 7 maggio 2016 (mentre Uggetti era ancora in carcere a San Vittore) organizzò un corteo a Lodi davanti a una folla che urlava "onestà, onestà".

Uggetti, che cosa ne pensa delle scuse di Di Maio?

"Le scuse di Di Maio mi hanno fatto piacere. Voglio credere, e spero, che siano parole sincere. Ora spero che il mio piccolo caso possa innescare una riflessione più generale".

In che modo?

"La politica deve essere fatta, secondo il mio modesto parere, con scontro e incontro. Ci può anche essere lo scontro verace e duro. Mai però il tifo becero. Mi piacerebbe che si facesse un passo avanti ispirandosi anche un po’ al passato. Nella vituperata Prima Repubblica c’era un livello più alto della classe politica. Probabilmente certe cose non sarebbero accadute".

Anche il leader della Lega Matteo Salvini ha voluto esprimerle solidarietà. Le bastano quelle parole?

"Da Salvini mi aspetto ancora delle scuse. Durante la campagna elettorale del 2017 ricordo bene che mimò il segno delle manette. Sono contento della solidarietà, ma mi aspetto delle scuse. Quel gesto è stato umiliante nei miei confronti".

Come può la sua vicenda essere il punto di partenza di un nuovo modo di fare politica?

"Il mio caso deve essere l’occasione per avviare un processo di maturazione dei tre sistemi del nostro Paese: quello giudiziario, quello mediatico e quello politico. Io spero che la politica sia più civile nel confronto e adotti dei meccanismi che tutelino di più la vera giustizia. Ma è fondamentale che ci sia anche più attenzione da parte della stampa".

Cosa le rimane della sua vicenda giudiziaria?

"Sicuramente l’onta del carcere. Quella sì, te la porti dietro. In un lampo tutta la mia vita è stata rubata e distrutta. È una cosa che non auguro a nessuno. E non deve accadere più".