Venerdì 19 Aprile 2024

Salvini a Mosca? Sì, forse, anzi no "Troppe tensioni, sto a casa coi figli"

Il leader leghista torna sui suoi passi e rinuncia al viaggio. Di Maio lo gela: "Con Putin parla Draghi"

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Ci pensa, ma poi ci ripensa. E fa marcia indietro. No, decisamente, l’idea di Matteo Salvini, leader del Carroccio, di andare in Russia in missione di pace (chiedere a Putin il cessate il fuoco e magari vedere anche il leader ucraino Zelensky a Kiev) non ha riscosso particolari consensi. Decisamente Salvini, con le missioni all’estero, non ha particolare fortuna (si pensi alla Polonia a marzo). Fatto sta che, dopo un diluvio di dichiarazioni e repliche fra l’ironico e il "non ci posso credere" di esponenti di centrosinistra e centrodestra, ieri, nel tardo pomeriggio, il leader leghista ha detto: "Stasera sono a Roma. Viste le reazioni isteriche, soprattutto della sinistra. Poi valuterò". E aggiunge: "Ci lavoro e ci lavorerò, comunque. Però se devo creare divisioni, allora, a quel punto uno dice “sto con i miei figli“".

L’idea era stata poco apprezzata dal modo politico. Sia dai vertici di governo che dagli esponenti dei partiti. Prendiamo Enrico Letta, numero uno del Pd: "L’ennesima e ultima boutade di Salvini che vuole andare a Mosca viene rubricata a folklore: è un modo di fare sbagliato rispetto a questi momenti drammatici che non si risolvono col folklore, ma con la serietà". Ancor più duro il senatore Pier Ferdinando Casini: "È necessario non prestarsi a essere i burattini di Putin. Bisogna evitare di essere ricevuti solo per essere strumentalizzati nel tentativo di dividere Europa e Occidente".

Guai però a pensare che, dolce eufemismo, le critiche arrivino solo da una parte sola. Anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni è perplessa: "Viaggio di Salvini a Mosca? Non ne conosco i termini. Immagino ne abbia parlato col governo di cui fa parte". Poi l’affondo (sia pure soft): "Non bisogna dare segnali di crepe sul proprio fronte: serve una grande solidità dell’Occidente".

Poco convinto anche il senatore di Forza Italia Andrea Cangini. Il quale, con toni fra l’ironico e lo stupefatto, si chiede: "Non ha incarchi di governo, non ricopre ruoli istituzionali, non ha confidenza con Putin (l’ha incontrato solo due volte e mai da solo), non gli viene riconosciuta autorevolezza internazionale: ma che dovrebbe andare a fare Salvini a Mosca?".

Si diceva dei ruoli istituzionali. Ecco due esponenti del governo: Luigi Di Maio (Esteri) e Lorenzo Guerini (Difesa). Il primo: "Con Putin ci parla Draghi. La guerra o andare a Mosca non è tema da tour estivo". Il secondo, tranchant: "Non commento ipotesi di viaggi anche abbastanza improbabili". Più esplicito che mai Carlo Calenda, leader di Azione: "Salvini piantala di dire cazzate. Lascia lavorare gli adulti. Grazie".

Sono del resto vicini i tempi... polacchi. Salvini, ai primi di marzo, si reca in Polonia ai confini con l’Ucraina. E il sindaco di Przemysl si presenta con una maglia col volto di Putin e la scritta "armata russa" indossata dal leader leghista sulla Piazza Rossa nel 2017. Imbarazzo. Paralizzante. Sì, erano davvero lontani i tempi di quando Salvini diceva: "In Russia mi sento a casa, mentre in alcuni Paesi Ue no".

Francesco Ghidetti