Giovedì 25 Aprile 2024

Salvate i medici dalla follia dei “No cure“

Gabriele

Canè

Prendiamola dalla parte giusta: il personale sanitario, medici e infermieri, o almeno la stragrande maggioranza di loro. Sono stati gli eroi della lotta al Covid. In molti ci hanno lasciato la pelle, la salute e il riposo: non a caso hanno accumulato 5 milioni di giornate di ferie arretrate e 10 milioni di straordinario. Numeri da paura. A cui si aggiunge ogni giorno di più un altro problema: che queste ferite non vengono solo dalla lotta al nemico, al virus, ma dal fuoco amico, dai pazienti No Green pass, No vax, e ora anche "No cure". Quelli che si ammalano più degli altri, che intasano i laboratori più degli altri, che occupano letti più degli altri, e che si battono pure contro chi cerca in ogni modo di salvare loro la vita. Se non si moltiplicassero le segnalazioni di rifiuti, oltre che di violenze verso medici e infermieri, sarebbe da non credere.

Invece è così. Ci sono camici che ogni giorno devono indossare la toga per affrontare le battaglie legali dei renitenti alle terapie; che con pazienza e abnegazione dedicano ore per spiegare, convincere, sottraendole forse ad altri malati delle più varie patologie che non hanno un letto o una tac perché il virus e quelli del "no" hanno occupato ogni spazio. Ora, è chiaro che l’estremismo negazionista non poteva non avere come ultimo anello della catena anche il no alla cura. È ancora più ovvio che una società civile e solidale deve fare di tutto per accudire tutti. Non è neppure detto, però, che si debba subire questa violenza che ha come vittime chi avrebbe bisogno e desiderio di assistenza e non può averle perché in quel letto c’è un "resistente". Allora, si faccia di tutto per salvare i "signor no", ma alla fine si presenti almeno il conto. Ad esempio. Perché il vaccino, il ricovero e il personale stanno in quello che versiamo per il servizio sanitario. Ma voler morire è un optional, un di più. Da saldare a parte. Con regolare fattura.