Martedì 16 Aprile 2024

Salvare il mondo Ma non a spese dei soliti noti

Antonio

Troise

È davvero difficile non essere d’accordo se lo slogan diventa "salviamo il mondo". E la linea rossa che ha unito la Regina Elisabetta e la "principessa" delle ambientaliste, Greta Thunberg, dimostra l’inossidabile forza delle parole. La battaglia per il clima è davvero l’unica ideologia trasversale della modernità, mette insieme generazioni e classi sociali molto lontane l’una dall’altra. Ma il "tutti insieme appassionatamente" si sgretola non appena si passa dalle parole ai fatti, dagli slogan alle misure concrete, dalle idee ai portafogli. È facile pensare di rinunciare alle centrali a carbone o convertire tutto all’energia solare dal salotto reale di Windsor o da quello, sicuramente meno maestoso, di casa Thunberg. Tralasciando, ad esempio, un piccolo dettaglio: c’è ancora una quota consistente di energia prodotta con materiali fossili, un settore che continua a dare lavoro a un esercito di persone.

Tutti hanno a cuore i destini del mondo, ci mancherebbe, anche chi lavora nelle miniere per estrarre carbone. Ma tutti devono fare anche i conti con le scadenze di fine mese, fra bollette e altri consumi vari. Anche i costi della transizione ecologica dovrebbero, allora, avere le stesse caratteristiche della battaglia per il clima: essere intergenerazionali e interclassisti. Guardando anche ai tanti posti di lavoro (e annessi stipendi) che la rivoluzione ecologica potrebbe cancellare in un sol colpo. Allora: Dio salvi la Regina e la Principessa Greta. Ma anche un po’ chi deve arrivare alla fine del mese.