Oltre 100mila persone sono scese ieri in piazza in diverse città bielorusse contro il presidente Alexander Lukashenko per l’undicesima domenica consecutiva da quando ha vinto le elezioni del 9 agosto, non riconosciute da Ue e Usa. Massiccio il dispiegamento di polizia: secondo la ong Viasna Human Rights Centre, ci sono stati almeno 60 arresti tra i manifestanti pacifici e nella città di Lida sono stati usati lacrimogeni. A Minsk sarebbero state lanciate anche granate assordanti. I media di Stato non hanno mostrato le immagini delle proteste. "Oggi è un giorno speciale", ha commentato la leader dell’opposizione Svetlana Tikhanovskaya dal suo esilio in Lituania. La candidata sconfitta al voto di agosto aveva fissato per ieri la scadenza dell’ultimatum a Lukashenko perché si dimettesse, insieme alle richieste per la fine delle violenze della polizia, il rilascio dei detenuti politici e nuove elezioni. Ultimatum che non è stato accolto, a parte la liberazione di qualche prigioniero. La Tikhanovskaya ha ribadito l’appello alla popolazione perché partecipi allo sciopero generale di oggi, anche restando a casa.
CronacaSale la tensione in Bielorussia, polizia choc Lacrimogeni e granate sui manifestanti