di Claudia Marin ROMA Il bonus una tantum da 200 euro per contrastare il caro-prezzi per i lavoratori e i pensionati rischia di finire prima di essere erogato. L’inflazione corre veloce e ha toccato ormai, dopo le bollette, il carrello della spesa, con una perdita progressiva e robusta del potere d’acquisto dei salari. Ma la ricetta strutturale per correre ai ripari divide sindacati, imprese e governo. Tant’è che se dalla "sua" platea di Assolombarda il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, torna a sferzare la politica ("basta con i bonus e le una tantum, concentriamoci sulle riforme") e a rilanciare il taglio del cuneo fiscale per circa 16 miliardi euro (1.223 euro in più in busta paga), tocca al ministro dell’Innovazione tecnologica, Vittorio Colao, controbattere con una proposta che chiama in causa anche la responsabilità degli imprenditori: "Assumete i giovani e pagateli di più. Gli stipendi italiani sono i più bassi". E questo mentre il commissario al Lavoro dell’Unione europea, Nicolas Schmit, non esita, a sua volta, a mettere il dito nella piaga: "Credo che si debba tenere la dinamica dei salari vicino all’aumento dei prezzi così da non deprimere la domanda globale". IL TAGLIO DEL CUNEO Il dossier lavoro e salari spinge Bonomi a un nuovo affondo contro il ministro Andrea Orlando. "Ci ha chiamato in causa – attacca – anche sul tema dei salari. Un conto è garantire un salario minimo per legge e altro è garantirlo con la contrattazione collettiva". Insiste contro il reddito di cittadinanza, il principale "competitor per i tanti giovani che contattiamo per offrirgli un lavoro". Con il paradosso "che abbiamo un ministro del Lavoro che deve trovare lavoro ai navigator. Abbiamo creato veramente l’apoteosi in Italia". Il concetto-chiave, però, è che la via dei rinnovi contrattuali è stretta. Per Confindustria la strada maestra è quella della ...
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