Terremoto nella Sala stampa vaticana, il retroscena. Nuova grana per il Papa

L'ultimo dell'anno si sono dimessi in contemporanea il direttore e la vice. Il tutto alla vigilia del delicatissimo summit antipedofilia e con una riforma dei media ancora in corso

Greg Burke insieme con papa Francesco

Greg Burke insieme con papa Francesco

Città del Vaticano, 1 gennaio 2019 - Ha del clamoroso la doppia uscita di scena dei vertici della Sala stampa vaticana. Per la tempistica e per le modalità. Il terremoto entro le mura leonine si materializza l’ultimo dell'anno in uno stringato comunicato ufficiale che annuncia come il Papa abbia accettato la rinuncia del direttore della Sala stampa vaticana, Greg Burke, e della vice Paloma García Ovejero. Due fuori in un colpo solo, per libera scelta di entrambi, uno dentro, il giornalista Alessandro Gisotti, 44 anni, da Bergoglio nominato ad interim alla direzione e finora coordinatore dei social media del Dicastero per la comunicazione.

Inatteso e repentino, il duplice passo indietro è una nuova grana per il Papa alla vigilia del delicato summit sulla pedofilia di febbraio, quando, di concerto con i presidenti degli episcopati nazionali, per contenere la piaga degli abusi, sarà chiamato a delineare una risposta incisiva ed univoca (da qui il recente stop di Roma alle linee guida in solitaria dei vescovi americani). L'attesa mediatica per l'evento non si discute e il Vaticano ha più che mai l'urgenza di tutelarsi da fughe di notizie e distorte informazioni.

Fonti interne alla Santa sede raccontano di un malumore crescente da parte di Burke e Ovejero verso la riforma dei media vaticani avviata quattro anni fa che ha visto confluire, a uno a uno, nel nuovo Dicastero per la comunicazione tutti gli apparati giornalistici d'Oltretevere. Compresa la Sala stampa che ha perso così la sua autonomia e di fatto il tradizionale raccordo con la Segreteria di stato, ergo col Papa. Quel Francesco che, per portare avanti il riassetto dei media, nel 2016 scelse come portavoci i due vaticanisti oggi dimissionari: lui, 59 anni del Missouri, numerario dell'Opus Dei e pupillo di Joaquin Navarro Valls che fino all'ultimo ne ha perorato l'ascesa alla direzione; lei 46enne, spagnola, piglio deciso e prima donna vice 'microfono' del Papa.

A conti fatti quello di ieri non è il primo incidente di percorso sulla via della riforma del panorama informativo della Santa sede. Nel marzo scorso lasciò don Dario Viganò, prefetto del Dicastero per la comunicazione. Era finito nella bufera suo malgrado per aver omesso di leggere in pubblico l'intera lettera di Benedetto XVI con la quale il Papa emerito, pur apprezzando  la pubblicazione di una raccolta in undici volumi della produzione teologica del suo successore, declinava l'invito a scrivere una prefazione dell'opera. Al posto di Viganò Bergoglio scelse il giornalista Paolo Ruffini, ex direttore di Rai3.

Proprio con il nuovo capo dei media vaticani - primo laico nella storia prefetto di un dicastero della Santa sede - Burke e Ovejeiro non sono mai entrati in piena sintonia, precisano i ben informati. In un comunicato di poco successivo alla rinuncia dei due portavoci, Ruffini riconosce che "il loro significativo impegno ha contribuito al cammino di riforma", rimarcando tuttavia "l'autonoma e libera scelta" di farsi da parte dei suoi ormai ex collaboratori. Uno dei quali, l'ex cronista del network conservatore americano Fox, si congeda dal proprio incarico via Twitter. Abbracci in spagnolo al Papa e un appunto: “In questa fase di transizione delle comunicazioni del Vaticano, penso sia meglio che il Santo Padre sia completamente libero di mettere insieme una nuova squadra".

Difficile non cogliervi una qualche insofferenza per le recenti nomine nei media d'Oltretevere. Il riferimento è ad Andrea Tornielli, vaticanista di lungo corso, nuovo direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione, e ad Andrea Monda, professore dei liceali che hanno scritto le ultime meditazioni della Via Crucis, chiamato a dirigere l’Osservatore romano.