Sacrosanto produrre armi, non con il Pnrr

Giorgio

La Malfa

Il Parlamento europeo ha votato una Risoluzione che punta ad aumentare la produzione in Europa di armi e munizioni da destinare all’Ucraina. Considerando doveroso continuare a sostenere l’Ucraina sul piano militare e sul piano economico, avrei ovviamente votato convintamente a favore. Ma sarei stato altrettanto favorevole all’emendamento, che invece il Parlamento ha respinto, che vietava di destinare a questo scopo i fondi del Next Generation Eu.

Il Pnrr, cioè la versione italiana del Ngeu, è stato concepito come uno strumento per aiutare l’Italia nella transizione verso il digitale e nella conversione energetica, per rafforzare la scuola, la sanità, le comunicazioni ferroviarie e stradali, i porti e così via.

Non è concepibile distogliere fondi da questi programmi di investimento per fabbricare armi e munizioni. Se abbiamo giustamente scritto e se l’Europa ha deliberato che non potevamo destinare i fondi del Pnrr alla costruzione di stadi a Firenze o a Venezia perché quelle risorse dovevano servire a rafforzare le strutture produttive e le infrastrutture sociali del nostro Paese, a maggior ragione dobbiamo escludere le spese militari.

Dovrebbero essere cose ovvie. Ma il rischio c’è perché, di fronte alle difficoltà e ai ritardi del Pnrr che stanno emergendo, a qualcuno potrebbe venire in mente di sostenere che vi sono possibilità di rapida spesa nel campo della spesa militare. Il governo ha dichiarato in Parlamento, per bocca del ministro Fitto, che non intende deviare i fondi del Pnrr dagli attuali scopi. Lo prendiamo per un no fermo e definitivo, pur nel quadro dell’impegno altrettanto fermo e definitivo a continuare a dare alla Ucraina il pieno sostegno politico, economico e militare che essa merita di fronte alla invasione di Putin.