Sì alla web tax Parigi dà la linea alla timida Ue

Giovanni

Serafini

La Francia tira dritto per la sua strada, sfidando ancora una volta gli Stati Uniti. Lo fece nel 1966, quando De Gaulle si ritirò dal comando militare integrato della Nato "per recuperare l’intero esercizio della sovranità". Lo fa oggi imponendo alle GAFA, le multinazionali del digitale, di pagare le tasse dovute agli europei. Deluso e infastidito dalle incertezze, dai distinguo e dagli slittamenti che si sono verificati in sede UE e Ocse, il presidente francese ha deciso di attaccare per primo. Non vuole perdere altro tempo. E non lo spaventano le minacce di sanzioni ventilate da parte americana contro i prodotti di lusso francesi, dallo champagne ai formaggi, dai cosmetici alla moda.

A conclusione di un’estenuante serie di trattative si sarebbe dovuti giungere entro la fine di quest’anno ad un accordo internazionale sulla web tax. Ma poi tutto è stato rinviato: un po’ per paura delle sanzioni annunciate da Trump, un po’ per le divergenze politiche in seno ad un negoziato che coinvolge 137 paesi, un po’ infine per le innegabili difficoltà provocate dall’emergenza Covid. Ed ecco adesso entrare in scena Macron, primo ed unico leader europeo a battere il pugno sul tavolo: su sua indicazione il ministro delle finanze Bruno Lemaire ha presentato ai colossi del Web il conto relativo all’anno 2019. Milioni e milioni di euro.

La mossa del presidente francese ha un’evidente giustificazione: è assurdo che potenze come Google e Amazon, Facebook e Apple, così profondamente inserite nella nostra economia, continuino a guadagnare somme vertiginose senza pagar dazio, saccheggiando impunemente i nostri giornali e i nostri prodotti culturali. Macron ha il merito non solo di dirlo apertamente ma anche di agire indicando la linea da seguire. Vuole porsi di fatto come leader per l’Europa, forte di una strategia ambiziosa e coraggiosa. Lo ha dimostrato recentemente anche nel dossier spinoso della lotta contro il terrorismo e l’islamismo radicale: mentre gli altri parlano, lui fa.