Rutte, il falco che dava lezioni all’Italia. Ora si dimette per lo scandalo welfare

Cade il governo olandese. Dal 2013 al 2019 aveva chiesto ingiustamente a migliaia di genitori di restituire gli assegni familiari

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Mark Rutte, il premier olandese, è stato costretto a dimettersi per uno scandalo sugli aiuti che migliaia di genitori avrebbero percepito illegalmente per pagare l’asilo dei figli. Migliaia di famiglie sono state perseguitate per anni e mandate in rovina, invece avevano torto i controllori. Un brutto pasticcio per Rutte, 53 anni, il fustigatore d’Europa, che l’anno scorso ha bloccato per mesi gli aiuti europei per l’emergenza Covid, accusando persino Frau Merkel e Macron, la Germania e la Francia, di essere complici dei "truffatori d’Europa", i dissipatori che volevano i soldi dei buoni, cioè noi italiani, e gli altri Paesi del Sud.

Rutte si è scusato: "Uno Stato di diritto deve difendere i suoi cittadini dallo strapotere del governo, e non l’abbiamo fatto". Lo scandalo, secondo gli analisti, non dovrebbe avere conseguenze sulle elezioni in programma per il 17 marzo. Il VVD di Rutte, il partito liberale di destra, si confermerà probabilmente al primo posto.

Le dimissioni del governo di coalizione (i liberali di destra, i liberali di sinistra, e due partiti cristiani) sono state provocate dal risultato della commissione d’inchiesta sugli assegni per i Kindergarten, che sono molto generosi, più che in Germania, e dipendono dal reddito familiare. I genitori comunque devono pagare almeno un sesto del costo. Un aiuto che è alla base dell’aumento della natalità (1,7 figli per ogni donna, contro 1,3 in Germania e in Italia).

Secondo i controlli 20mila famiglie avrebbero truffato il sistema sociale. Bastava un errore formale nella dichiarazione dei redditi per essere bollati come truffatori. Molti genitori hanno dovuto rimborsare decine di migliaia di euro. Ora riceveranno un indennizzo di 30mila euro a testa, a parte il rimborso delle somme a torto dovute versare al fisco. Sei milioni di olandesi (su 17 milioni) godono degli aiuti sociali, non solo per la scuola, ma il sistema non è perfetto e il governo ha stanziato 500 milioni di euro per la riforma. "Tutto sbagliato, è stata una catastrofe", ha giudicato la Commissione. "Le nostre dimissioni sono inevitabili", hanno ammesso diversi ministri. Un errore che ha coinvolto anche il partito socialdemocratico oggi all’opposizione, ma al governo fino all’ottobre 2017. Ieri si è dimesso il suo leader Lodewijk Asscher. "Dobbiamo riguadagnare la fiducia dei cittadini nello Stato", promette Rutte, ma il suo prestigio è comunque compromesso a livello europeo.

Era abituato a guardare dall’alto in basso i suoi partner europei, con il suo metro e 93. "Non venderò mai i miei olandesi", aveva proclamato lo scorso aprile, rifiutando fino all’ultimo di firmare il pacchetto di 540 miliardi per gli interventi urgenti europei. E si mise alla guida del cosiddetto "quartetto dei giusti", insieme con l’austriaco Sebastian Kurz, la Svezia e la Danimarca.

Alla riunione decisiva a Bruxelles, Rutte comparve con una biografia di Chopin (il premier è un musicista dilettante), e lesse con ostentazione il libro durante l’intervento di Frau Merkel. "I nostri soldi andranno nelle tasche della mafia italiana", sentenziò. Citava un articolo di Roberto Saviano, che sostenne di essere stato frainteso. Rutte ricattò la Ue, e firmò in extremis dopo aver ottenuto che la sua Olanda rimanesse di fatto un paradiso fiscale per le industrie europee, comprese le italiane.