Giovedì 25 Aprile 2024

Rushdie accoltellato Lui lotta per la vita, Teheran senza pietà: "Devi tirare le cuoia"

Lo scrittore resta in terapia intensiva: rischia di perdere un occhio. La procura: "L’attentatore è un 24enne fondamentalista di origini libanesi. È arrivato un giorno prima a New York, l’attacco era premeditato"

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di Alessandro Farruggia

C’è il marchio dell’estremismo sciita filoiraniano sull’attacco allo scrittore Salman Rushdie, indiano naturalizzato britannico e americano, 75 anni, che nel 1989 fu condannato a morte dalla guida suprema, Ruhollah Khomeini, per il suo libro ’Versi satanici’, ritenuto blasfemo. L’aggressione è avvenuta venerdì pomeriggio all’istituto Chautauqua, 89 a sudovest di Buffalo, nello stato di New York. Colpito da almeno dieci coltellate – come minimo cinque al torace, almeno una al braccio, una al collo e una al viso – Rushdie è in condizioni serie, ma non in imminente pericolo di vita, pur se la prognosi resta riservata. È ancora ricoverato in terapia intensiva, con ventilazione assistita ed è stato sottoposto a un intervento chirurgico al fegato, pare severamente danneggiato da un fendente. Rischia di perdere un occhio, ha i nervi di un braccio danneggiati.

In Iran i fondamentalisti esultano. "Non è una questione di libertà di espressione: per chi insulta il Profeta dell’Islam la sentenza è la morte. Tiri le cuoia", attacca l’agenzia stampa semiufficiale Fars. "Salman Rushdie – si osserva – aveva maledetto e insultato il Profeta e secondo le leggi dell’Islam, la maledizione e la blasfemia sono punibili da chiunque, la sentenza è la morte. E Rushdie era pienamente consapevole di ciò che ha fatto perché scrivere un libro richiede molto tempo". "Diciamo mille volte bravo alla persona coraggiosa e coscienziosa che ha attaccato il depravato apostata Salman Rushdie – si legge sul giornale conservatore Kayhan, il cui direttore viene nominato dal leader supremo Ali Khamenei –. Le mani dell’uomo che hanno torto il collo al nemico di Dio devono essere baciate".

Con il passare delle ore emergono ulteriori dettagli sul 24enne che ha accoltellato lo scrittore e adesso è accusato di omicidio di secondo grado. L’accoltellatore è uno sciita nato in California da immigrati libanesi, vicino all’estremismo sciita e ai pasdaran iraniani. Usava una patente falsa intestata a un tale Hassan Mughniyah. Ovvero Moghniyé come Imad Moghniyé, il comandante militare degli Hezbollah ucciso nel 2008 a Damasco. Hadi Matar vive nel New Jersey, a Fairview, un quartiere della contea di Bergen che si affaccia sul fiume Hudson, davanti a Manhattan. Al momento sembra che abbia agito da solo, ma su questo maggiori elementi arriveranno dalla perquisizione della casa da parte dell’Fbi e dall’analisi di computer e telefoni. La procura, in serata, ha fatto sapere che era arrivato a New York alla vigilia dell’evento con Rushdie: "Un attacco premeditato".

Da un esame preliminare dei suoi canali social, emerge una vicinanza all’estremismo sciita e alle cause della Guardia rivoluzionaria islamica iraniana, nella lista nera Usa delle organizzazioni terroristiche. Gli investigatori hanno trovato in un’app di messaggi sul suo telefono quattro foto di Qassem Solemani, il generale iraniano capo delle forze speciali Al Quds, braccio armato dei pasdaran, ucciso da un drone americano in Iraq nel gennaio 2020.

Mentre il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Boris Johnson e la Casa Bianca hanno espresso solidarietà a Rushdie condannando l’attacco, nessun commento ufficiale è arrivato dal governo della Repubblica islamica. In 33 anni, l’Iran non ha mai revocato la fatwa e Khamenei ha fatto sapere che è valida. E qualcuno l’ha presa sul serio.