Runner ucciso dall’orso La famiglia fa causa allo Stato E parte la caccia all’animale

Anche la Provincia nel mirino dei parenti. Il presidente: elimineremo gli esemplari problematici. La madre della vittima: hanno portato questi animali nei boschi senza chiedere nulla ai cittadini.

Runner ucciso dall’orso  La famiglia fa causa allo Stato  E parte la caccia all’animale

Runner ucciso dall’orso La famiglia fa causa allo Stato E parte la caccia all’animale

TRENTO

Ora che l’ordinanza è stata firmata, la caccia all’orso killer di Andrea Papi è ufficialmente iniziata. Nel frattempo la famiglia del giovane di Caldes – 26 anni, aggredito e ucciso da un plantigrado in località Contre sul monte Peller, dove era andato a correre – ha annunciato l’intenzione di denunciare la Provincia autonoma di Trento e lo Stato italiano per avere reintrodotto gli orsi nella Regione. "Siamo intenzionati – dice mamma Franca – ad affidarci ai legali per contestare le modalità con le quali è stato messo in campo il progetto Life Ursus senza indire un referendum tra la popolazione". Tutta la comunità si è stretta alla famiglia nel dolore di questi giorni. Con il padre Carlo, la sorella Laura e la fidanzata Alessia Gregori, la donna ha chiesto silenzio e rispetto. La popolazione è con loro. "Quando si deve aver paura di uscire di casa perché c’è la possibilità che vieni aggredito vuol dire che qualche cosa non è andato per il verso giusto. L’aggressore va messo in gabbia sia esso un animale sia un essere umano. L’importante è verificare esattamente chi sia stato a farlo".

E questa è anche la preoccupazione delle autorità. Firmando l’ordinanza dell’abbattimento del responsabile della tragedia, il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha sottolineato come la situazione porti un "gravissimo pericolo per l’incolumità e la sicurezza pubblica" e riguardi "potenzialmente più comuni"; il Corpo Forestale dovrà proseguire con il monitoraggio intensivo dell’area in cui Andrea è stato ucciso, al fine di assicurare la massima tutela alla popolazione, oltre che "procedere, nel più breve tempo possibile, all’identificazione dell’esemplare che si è reso protagonista dell’aggressione" e quindi abbatterlo. Bisogna ora che sia confermata l’identità dell’animale affidata agli esami genetici in corso alla Fondazione Edmund Mach. Inoltre, l’ordinanza rende noto che "eventuali esemplari catturati, indiziati di essere quello ricercato, potranno essere custoditi momentaneamente in cattività in attesa della conferma del colpevole dal Dna".

Nel mirino ci sono tre esemplari conosciuti come "problematici": contro di loro, i famigerati MJ5 M62 e JJ4, saranno emesse altre ordinanze specifiche e anche se uno di loro non fosse il plantigrado che ha ucciso Papi potrebbero essere abbattuti per i danni che hanno provocato ad allevamenti e proprietà. Una battaglia a tutto campo con Fugatti in prima linea. Mentre gli animalisti trentini chiedono di non affrettare giudizi e di capire la dinamica della tragedia, la popolazione della Val di Sole ha già condannato l’orso parlando di numerosi avvistamenti in zona. Solo un mese fa era avvenuta l’aggressione nel comune di di Rabbi di un escursionista da parte dell’esemplare conosciuto come MJ5 e da allora ricercato.

"Vi sono state aggressioni ad animali di allevamento nell’ultimo mese, tra cui una pecora sbranata a margine dell’abitato di Caldes il 19 marzo. Bisognava solo attendere la morte di una persona per prendere i provvedimenti che chiediamo da tempo", dicono amaramente i valligiani. Il progetto di ripopolamento Life Ursus è iniziato nel 1999: un esperimento scientifico che doveva avere una platea ben più ampia del Trentino e che invece ha finito per portare nel solo territorio provinciale un centinaio di esemplari, il doppio di quelli che, secondo Fugatti, i boschi possono contenere.

Riccardo Jannello