Mercoledì 24 Aprile 2024

Rubano un Rolex: banditi speronati e uccisi

Indagato per omicidio il 26enne cui era stato strappato l’orologio dal polso. I pm: li ha inseguiti con l’auto e fatti cadere dallo scooter

di Nino Femiani

La rapina di un Rolex finisce nel sangue. Morti i due banditi, incriminata la vittima per duplice omicidio volontario: avrebbe inseguito, speronato e travolto mortalmente i suoi scippatori, al culmine di una rappresaglia per l’"affronto" subito. Ma la dinamica è ancora opaca, a tratti confusa e contraddittoria, e lascia alcuni interrogativi senza risposta. La verità sembra ancora lontana, perciò partiamo allora dalle cose certe. Il ventiseienne Giuseppe Greco, incensurato di Marano (Napoli), ma rampollo di Francesco, precedenti per traffico di droga con la mafia di Matteo Messina Denaro, percorre a bordo della sua Smart For4, poco prima delle 20 di venerdì, la via Antica Consolare Campana tra Marano a Villaricca, zona a nord di Napoli.

Di colpo il giovane si trova affiancato da uno scooter T-Max con a bordo due uomini, Ciro Chirollo, di 30 anni, e Domenico Romano, di 40, originari di Sant’Antimo, pregiudicati per reati contro il patrimonio, il volto coperto da caschi integrali. I due – a sentire il racconto fatto da Greco ai sostituti procuratori di Napoli Nord -, tirano fuori una pistola bifilare e gli intimano di accostare. Appena la Smart si ferma, i rapinatori gli sottraggono il Rolex che porta al polso. Lui, infuriato, li insegue per le strade buie della provinciale, fino a raggiungerli in un posto al limitare di una campagna. Qui la Smart bianca sperona lo scooterone, facendo cadere i due criminali sull’asfalto e uccidendoli, di fatto, col peso della vettura.

Nell’urto tra auto e moto, Greco perde il controllo della Smart che finisce contro un muro. Uscito dalla vettura, il giovane si accerta della condizione dei due banditi che hanno ancora tra le mani il suo Rolex, poi si dilegua per presentarsi qualche ora dopo dai carabinieri. Nella notte e fino alle 10 del sabato viene sentito dai magistrati Carmine Renzulli e Paolo Martinelli, che lo iscrivono nel registro degli indagati, senza richiedere però alcuna misura restrittiva, visto che il 26enne è incensurato e non sussistono né il pericolo di fuga né la reiterazione del reato. Ai due pm che gli contestano la reazione, che sa tanto di "giustizia sommaria", Greco ripete la sua tesi: "Alla guida della Smart non c’ero io, ma un altro bandito". Sarebbe stato quest’ultimo a speronare e uccidere i due complici. Lo ripete anche Domenico Della Gatta, l’avvocato del giovane: "All’esito dell’interrogatorio, il mio assistito ha escluso di essere stato lui a investire i due rapinatori, proprio perché, il gruppo, composto probabilmente da più persone, si era impossessato anche della vettura". Una ricostruzione che non convince gli inquirenti che tuttavia stanno verificando tracce di dna all’intero della vettura, i filmati delle telecamere lungo il tragitto e alcune testimonianze. Al momento il giovane è comunque indagato in relazione all’ipotesi ritenuta più probabile, vale a dire che sia stato lui a travolgere i due banditi per rivalsa per poi schiantarsi contro un muro e scappare. Sono due in particolare le domande a cui gli inquirenti stanno cercando di dare una risposta: se alla guida della Smart vi fosse in effetti Greco, o magari un altro rapinatore o addirittura una persona che il 26enne vuole coprire (ipotesi quest’ultima ritenuta poco probabile), e se l’incidente che ha causato la morte di Chirollo e Romano sia stato volontario o colposo. Domani si terrà l’autopsia delle due vittime, che potrà dare altre risposte importanti.