RICCARDO JANNELLO
Cronaca

Rovigo, quando il bomber salva il difensore. L’attaccante della Rivarese soccorre e salva l’avversario esanime

Federico Finotti ha salvato la vita a un avversario svenuto dopo essere stato travolto dal proprio portiere. “Non sono un eroe”

Federico Finotti, capitano della Rivarese che ha prestato il primo soccorso ad Andrea Vacchi
Federico Finotti, capitano della Rivarese che ha prestato il primo soccorso ad Andrea Vacchi

Roma, 15 novembre 2023 – “Per mio figlio Sebastian, che ha dieci anni e domenica era in tribuna con mia moglie Manola, sono un eroe, ma in realtà ho fatto solo quello che avevo imparato e ho avuto anche fortuna che il ragazzo si sia salvato”. Federico Finotti, 37 anni, attaccante della Rivarese – squadra di terza categoria di Rivà, frazione di Ariano Polesine (Rovigo) – ha soccorso un avversario che aveva perso i sensi dopo avere ricevuto un colpo alla testa dal proprio portiere. Andrea Vacchi, 24 anni, della Ficarolese, dopo un giorno d’ospedale è stato dimesso e sta bene: quella manovra salvavita ha evitato il peggio.

Federico, che cosa è successo?

“Su un lancio lungo il portiere è saltato e in modo fortuito ha colpito il suo compagno con una violenta ginocchiata alla testa. Il ragazzo è finito pesantemente a terra e non respirava più”.

Lei come è intervenuto?

“Io ero a non più di quattro metri di distanza e mi sono accorto della gravità della situazione. Andrea era inerme, non respirava più, la lingua gli si era arrotolata. Ho così attivato ciò che avevo imparato a un corso per bagnino: l’ho messo nella posizione laterale di sicurezza fino a quando non gli ho liberato le vie respiratorie. E’ stato complesso perché era rigido e privo di sensi”.

Quanto è durato il suo intervento?

“I tempi mi sono sfuggiti perché quegli attimi sembrano eterni. Direi un minuto, un minuto e mezzo e quando ha ricominciato a respirare e mi ha risposto mi sono commosso”.

Un comportamento eroico il suo...

“Non mi sento un eroe: il mio merito è stato quello di capire subito la gravità della situazione, di non farmi prendere dal panico che c’era attorno, avere sangue freddo e poi ho avuto anche un po’ di fortuna che non guasta mai”.

Dove ha imparato questa tecnica di soccorso?

“Per sei anni durante la stagione estiva ho lavorato come bagnino di salvataggio sulla spiaggia di Rosolina Mare. E quindi ho seguito i corsi che sono noiosi e dai quali vorresti scappare, ma le cui nozioni domenica mi sono state utili”.

Nelle sue stagioni sulla spiaggia si era mai trovato in una situazione del genere?

“Così grave no, anche se una volta ho dovuto intervenire su un bambino di nove anni che stava per annegare; quando l’ho recuperato non era del tutto incosciente, ma comunque era una situazione grave e anche quella per fortuna l’ho saputa risolvere. E poi tanti salvataggi fra le onde di gente che rischiava di finire sotto perché quel litorale è abbastanza pericoloso”.

Che cosa pensava mentre salvava il suo avversario?

“Ho fatto tutto in apnea, devi agire e non perdere tempo. Dopo mi sono completamente sciolto”.

Ha avuto occasione di sentire Vacchi dopo che è stato dimesso?

“Ci siamo sentiti anche ieri mattina, pure Andrea dice che sono il suo eroe, ma non è vero: ho agito d’istinto e ci è andata bene a tutti e due”.

Qual è la frase più bella che le hanno rivolto?

“Oltre a tutti gli attestati di stima che mi sono giunti dai miei compagni, dai giocatori dell’altra squadra, dal loro allenatore e dal loro presidente e da tutti quelli che erano venuti a vedere la partita, c’è stato un post che Andrea ha messo su Instagram che mi ha fatto venire le lacrime: ‘Grazie, anche se grazie non sarà mai abbastanza’”.

La partita, che avete perso 2-0, è arrivata alla fine con mille interruzioni come quando è atterrato sul campo l’elicottero: si doveva continuare a giocare?

“No, è stata una farsa. L’incidente è avvenuto a 20 minuti dalla fine, la partita doveva essere sospesa. Anche se Andrea si è ripreso ed era cosciente prima di essere portato in ospedale, continuare è stato come giocare due partite in una. Spero che questo episodio serva per dare normative precise nel malaugurato caso che un incidente del genere possa ripetersi. Sono rari, ma un paio di mesi fa è accaduta la stessa cosa a Castelmassa”.

Lei ha 37 anni e da tempo è uno degli attaccanti più prolifici dei campionati dilettantistici, nei quali ha segnato almeno 300 reti. Non ha mai pensato a una carriera da giocatore vero?

“Ho iniziato nelle giovanili di Padova e Vicenza, ma poi ho deciso di tornare a giocare dalle mie parti, era o i tempi delle prima fidanzatine.... Poi mi sono sposato, ho avuto un figlio e così ho scelto la famiglia invece di un’incerta carriera di calciatore professionista”.

E ora che lavoro fa?

“Da cinque anni sono nello stabilimento di Cavanella Po delle Cartiere del Polesine. E’ comodo, vivo a Porto Tolle, tutta la mia vita è qui. E con la Rivarese mi diverto. Anzi, spero di continuare a divertirmi togliendomi di dosso il sapore di quella che poteva essere una tragedia”.

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