di Elena G. Polidori
In nome della legge, ridacci l’elenco degli iscritti. Giuseppe Conte apre le ostilità con Davide Casaleggio per far uscire dall’impasse il M5s. "Casaleggio per legge è obbligato a consegnare i dati degli iscritti al Movimento – ha attaccato l’ex premier – che ne è l’unico e legittimo titolare, su questo c’è poco da scherzare, perché questi vincoli di legge sono assistiti da solide tutele, civili e penali". "Abbiamo predisposto tutto per partire – ha proseguito l’ex premier – siamo pronti, questa impasse sta solo rallentando il processo costituente, ma certo non lo bloccherà, verrà presto superata, con o senza il consenso di Casaleggio. Se Rousseau non vorrà procedere in questa direzione, chiederemo l’intervento del Garante della Privacy e ricorreremo a tutti gli strumenti per contrastare eventuali abusi. Non si può fermare il Movimento, la prima forza politica del Parlamento".
In realtà, quello che vuole fare il figlio del cofondatore scomparso è esattamente quel che teme Conte: prendersi il Movimento, ripartendo dagli iscritti, da Rousseau e da Alessandro Di Battista come ‘front-man’ mentre lui, Casaleggio jr, lascerà il ruolo ibrido che ha svolto fino a oggi per diventare – nelle sue intenzioni – il nuovo, vero capo politico dei 5 stelle (a Roma Rousseau comincerà col dare appoggio alla sindaca uscente Virginia Raggi per la rielezione). Uno schema che Conte ha fin troppo chiaro e di cui ha parlato, l’altra sera, durante una concitata riunione con alcuni dei 5 Stelle più fidati, arrivando alla conclusione che lo stallo imposto dall’associazione Rousseau – non solo legato a questioni economiche, quindi, ma anche molto politiche – non è più sostenibile e ora bisogna passare all’azione. Un’azione che parte dalla nuova piattaforma che prenderà il posto di Rousseau (potrebbe chiamarsi "2050"), che sarà un ’ibrido’ con molti servizi esternalizzati – come la sicurezza, i blockchain, lo stoccaggio dati, la certificazione, solo per citarne alcuni – affidati a società diverse, mentre la governance, vale a dire il coordinamento, lo faranno i fedelissimi di Grillo. Ma se questa manovra non dovesse andare a buon fine, come piano B si è riaffacciata, nella discussione tra big dell’altra sera, l’ipotesi di un nuovo Movimento, con un nuovo Statuto, da fondare ex novo proprio a opera di Conte. Grillo forse potrebbe recuperare il simbolo (solo prestato alla ’vecchia’ Associazione M5s fondata a suo tempo da Luigi Di Maio e Davide Casaleggio per sgravare il fondatore dagli oneri legali della prima associazione); questo consentirebbe di non perdere i gruppi parlamentari, in particolare al Senato, che ha un regolamento rigido in materia. Ed eviterebbe a Conte e al nuovo M5s di esporsi a una sanguinosa contesa giudiziaria e politica sulle spoglie del vecchio Movimento con gli espulsi dell’ultima tornata, fra i quali big come l’ex ministra Barbara Lezzi e il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, che sperano ancora nella carta dei ricorsi giudiziari per riconquistare i ranghi più alti del M5s.
Ma fino all’altra sera la linea che si è affermata è stata di accantonare (per ora) l’ipotesi di un nuovo partito. "Non ce ne andiamo da casa nostra", è la parola d’ordine sulla quale si attestano i vertici. Intanto gli esponenti del M5s si schierano con Conte: "Come iscritto che ha pagato regolarmente le quote Rousseau – ha spiegato il ministro Federico D’Incà – credo di aver diritto a esprimere il mio voto per Conte su una piattaforma o su un’altra. Il M5s ha il diritto di utilizzare i dati degli iscritti". Stessi toni dal sottosegretario M5s all’Interno Carlo Sibilia: "A causa di questa contesa sono bloccati ben 7,5 milioni di euro accantonati dai parlamentari M5s. Risorse che potrebbero essere destinate all’emergenza Covid ed alle imprese in difficoltà".