Sabato 20 Aprile 2024

L'eterna divisione italiana. Rossi e neri, i fantasmi del Novecento

Sono passati cent’anni dalla nascita del Partito comunista italiano. L’anno prossimo saranno cent’anni dalla marcia su Roma. Il fascismo è finito nel 1945. Il comunismo nel 1989 con la caduta del Muro di Berlino e nel 1991 con l’implosione dell’Unione Sovietica. I paesi che oggi si chiamano comunisti, come la Cina, di comunista hanno ben poco. Comanda il partito, è vero, ma c’è la proprietà privata: sembrano più dittature di destra che di sinistra. Insomma le due grandi ideologie totalitarie del Novecento sono finite, anzi fallite, da un pezzo.

Eppure l’Italia non riesce a liberarsi dei fantasmi. In questi giorni abbiamo dato una serie di notizie che ci fanno capire come il nostro sia un passato che non passa. Un presunto invito a Giorgia Meloni a parlare agli studenti del suo libro in una scuola di Messina è finito a colpi di interrogazioni parlamentari. Un’altra polemica si è scatenata perché la società Autostrade riteneva pericoloso un murales dedicato al Partigiano Reggiano: il sindaco di Reggio Emilia ha detto che il dipinto non si tocca, e Autostrade ha ceduto. A Cavriago, sempre in provincia di Reggio Emilia, è stata organizzata la campagna “adotta un piccolo busto di Lenin” per abbellire la piazza dedicata al capopopolo della Rivoluzione d’Ottobre. A Predappio è stata riaperta la cripta che contiene la salma di Mussolini e gli eredi del Duce sono divisi: giusto far riprendere i pellegrinaggi dei nostalgici o no?

Insomma si riaccendono le passioni su due ideologie morte, sepolte e condannate dalla storia. Il comunismo è stato un sogno di riscatto per milioni di oppressi: ma laddove è stato realizzato, si è trasformato in un incubo. I fascismi di tutta Europa, secondo gran parte della storiografia, nacquero come reazione al pericolo di un dilagare del bolscevismo: sappiamo che cosa hanno prodotto. Il tribunale della storia ci dice che nel Novecento hanno vinto le democrazie.

Ma perché l’Italia non riesce ad archiviare quella stagione? Sembriamo condannati a un’eterna divisione: dal biennio rosso del 1919-1921 alla dittatura fascista con i comunisti in carcere o al confino; dalle vendette partigiane del triangolo rosso all’Italia provvisoria di Peppone e don Camillo; dagli opposti estremismi degli anni Settanta alle polemiche dei giorni nostri. I padri non deposero mai le armi, i figli non hanno dimenticato: forse bisogna aspettare la generazione dei pronipoti.